Trama: Joshua e Ryan, già noti per il loro movimento minimalista ultradecennale e il documentario di successo Minimalismo: un documentario sulle cose importanti, tornano con un nuovo documentario di approfondimento.
Anno: 2021 Paese: Usa
Titolo originale: The Minimalists: Less is Now
Durata: 53min Genere: documentario motivazionale Voto: 4/5
Dopo il grande successo del loro movimento minimalista come stile di vita e un documentario Netflix del 2016,i due amici, Ryan Nicodemus e Joshua Fields Millburn tornano su Netflix ribadendo alcuni concetti riguardo al loro modo di intendere le cose.
Minimalismo: il meno è ora
Il 2020, con l’arrivo della pandemia da Coronavirus ha messo in crisi le vite di molti di noi. In tanti siamo stati costretti a restringere le nostre relazioni, la nostra vita sociale e lavorativa e a passare molto tempo con noi stessi facendoci non poche domande.
I tanti lockdown nazionali vissuti in buona parte del mondo, hanno indotto molti individui alla riflessione sulla propria vita, a riconsiderare la propria quotidianità e a riscoprire le piccole gioie, abbandonando il superfluo.
Con il loro movimento, Josh e Ryan ci inducono ancora una volta alla riflessione che, a seguito del momento storico in cui stiamo vivendo, faremo ancora meno fatica a comprendere.
Ripartiamo dal concetto stesso di Minimalismo
Il Minimalismo come stile di vita, a differenza di quanto si possa ipotizzare, non è freddo, ridotto all’osso, che impedisce al singolo di godere dei piaceri della vita, al contrario.
Ciò che il Minimalismo promuove è l’evitare lo sperpero e l’accumulo di cose il cui fine ultimo, secondo Josh e Ryan, sta solo nel distrarci dalle vere questioni della vita, illuderci che i nostri bisogni inizino e finiscano con l’acquisto di un nuovo cellulare e farci vivere un’esistenza di frustrazione e nervosismo non riuscendo a soddisfare i nostri reali bisogni emotivi e psicologici.
Il Minimalismo induce a preferire lo spirituale al materiale, dando dignità al materiale stesso che verrà comprato, utilizzato e lasciato entrare nella propria vita solo per migliorarla.
Non si tratta di possedere molto o poco, ma di possedere sinceramente solo ciò che aggiunge valore alla propria vita. Ogni oggetto ha uno scopo o dona gioia.
Se ti dimentichi di averlo, non ti serve più.
Si tratta di iniziare un lavoro su stessi che parte da una semplice domanda: gli oggetti che ho, mi servo tutti? Esiste ancora lo scopo per cui li ho comprati?
Se a queste domande la risposta che segue è No, tali oggetti sono solo distrattori che occupano spazio materiale e mentale nelle nostre vite e per questo dovremmo sbarazzarcene. Attenzione: non buttarle se sono ancora buone e funzionanti, ma semplicemente non tenerle più in casa, parte delle nostre vite. Più tardi vi dirò come fare
Pur avendo tutto continuiamo a sentire di aver bisogno di qualcosa.
Gli oggetti e gli aspetti materiali della quotidianità dovrebbero essere solo strumentali, non origine e fine della vita stessa. Il lavoro dovrebbe essere una forma di completamento dell’individuo, non la sua essenza e gli oggetti e i servizi che grazie al suo profitto acquistiamo, dovrebbero solo facilitare la nostra vita, non diventarne lo scopo o il premio finale auto-convicendoci che se lavoreremo tanto e compreremo la nuova auto, questa ci renderà felici e soddisfatti come non accadeva da tempo.
Lavoriamo, acquistiamo, ma non ci soddisfacciamo
Nonostante l’acquisto della nuova auto continuiamo a sentirci insoddisfatti, perché? Le tante cose a cui diamo valore non sono quelle vitali per un essere umano. Trascuriamo la nostra salute fisica e mentale, non approfondiamo la relazione con noi stessi non riuscendo ad andare a fondo neanche nelle relazioni con gli altri. Non riusciamo a rispondere sinceramente alla domanda “cosa mi fa stare male? Cosa dovrei cambiare della mia vita?” per paura delle conseguenza che la risposta a queste domande innescherebbe. E per distrarci da queste, uniche vere questioni al centro del benessere della vita di un essere umano, ci buttiamo sul superfluo restando affamati dei valori che contano davvero.
L’espansione verticale dei gruppi di riferimento
A favorire tale fenomeno nel XXI secolo è stata l’espansione verticale dei gruppi di riferimento, un fenomeno sociale per cui il confronto tra esseri umani non accade più solo con le persone della propria cerchia sociale a noi affini, ma grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, anche e soprattutto con personaggi inarrivabili come star del cinema, della moda ecc. Questo, in un’epoca in cui il materialismo offusca la vera essenza della vita diventando fine e scopo della vita di molti occidentali, amplifica ulteriormente il fenomeno generando un malessere sociale dilagante.
Ad aggravare il tutto, la convinzione, attraverso i social, di sapere cosa accade nelle vite altrui che in media, ai nostri occhi, appare sempre più bella rispetto alla nostra.
Conservare ricordi
Altro elemento che ci tiene legati agli oggetti, è la convinzione che questi serbino i nostri ricordi. Ma i nostri ricordi non vivono negli oggetti, ma dentro di noi. Solo pochissimi sono davvero significativi affinché rievochino momenti importanti della nostra vita e ancora di meno, periodicamente, ne recuperiamo per aiutarci a ricordare.
La maggior parte degli oggetti che conserviamo per ricordo, li lasciamo ammuffire ma, insieme a tutti gli altri che un giorno potrebbero tornarci utili, oggi potrebbero essere di grande aiuto ad altri.
Quale modo migliore per rendere omaggio ad oggetti che una volta per noi furono di valore se non continuare a farli vivere aiutando gli altri?
Tenendo pochi oggetti, godiamo di più della loro importanza
Poco più sù parlavamo del riuscire a dare dignità agli oggetti, utilizzandoli o sbarazzandocene. Sbarazzarsene vuol dire dargli nuova vita o facendo la raccolta differenziata riciclandoli oppure donandoli, se ancora in buono stato, a chi ne ha più bisogno. In entrambi i casi faremo del bene alla nostra vita, a quella altrui e all’ambiente. In tal modo ci si inizia finalmente a focalizzare sulla comunità e non più sul materialismo: se sei disposto a lasciare andare, puoi aiutare altre persone e questo ti riconduce ai veri valori della vita riempiendo il senso di vuoto che viviamo quotidianamente.
Facendo spazio nella propria vita, schiarirsi le idee e porsi domande reali viene automatico. Perché avevo bisogno di tutte queste cose?
Una volta tolto il materiale superfluo, non avendo più distrazioni, dedicare del tempo a se stessi e ai propri cari viene più naturale così come porsi domande esistenziali sempre più profonde.
E’ un passaggio graduale ma automatico poiché, comprendendo che di certe cose “vitali” fino ad un attimo prima, non si ha alcun bisogno, ci si sente progressivamente più forti. In tal modo si sviluppa la consapevolezza che, superati certi scogli, si ha la forza di affrontarne altri ancora più importanti non temendo di domandarsi se la vita che si sta vivendo e come la si sta vivendo, ci renda davvero felici. Tante delle persone che hanno scelto il Minimalismo come stile di vita, presto hanno rivoluzionato la propria esistenza – a loro dire -, radicalmente in meglio.
Liberarsi del disordine per fare spazio alle cose importanti
Cos’è per me la felicità? Ripulire letteralmente il proprio quotidiano e rimettersi in gioco prima o poi conduce a questa domanda. Ciò che a questo punto è vitale comprendere è che la risposta a “cosa vuol dire essere felici” non può provenire dall’esterno ma originarsi solo in noi stessi, ascoltandosi. Così nasce la passione intesa come comprendere ciò che di buono si può fare al mondo con la propria vita
Piccola sfida minimalista: per 30 giorni, una volta al giorno, elimina un oggetto che capisci essere ormai inutile per te stesso.
Ho scelto anche io di aderire a questa sfida e di condividerlo sui social. Io stessa ammetto che non è raro che nei momenti di stress mi butti sul “materiale” per trovare un po’ di appagamento. A questo punto però, per coerenza rispetto a quanto qui scritto e a quanto cercato di tramettere a voi, dal giorno successivo alla pubblicazione di questo articolo scelgo di aderire alla sfida minimalista proposta da Josh e Ryan, di documentarla come posso su Instagram (cercate @laterronabionda) e inseguito, se il mese vi avrà incuriosito, farò un articolo conclusivo in cui vi racconterò emozioni e sensazioni, belle e brutte, qualsiasi esse siano.
A presto,
Giancarla.