L’italiano si legge come si scrive: FALSO!

Uno delle più grandi leggende metropolitane diffuse in Italia è che la lettura dell’italiano sia facile in quanto si legge come si scrive, ma mai verità fu più falsa!

L’italiano, come buona parte delle lingue occidentali, trae origine dall’alfabeto latino.

Il modo in cui si legge una lingua è frutto di consuetudini stabilite nei secoli dai parlanti.

Nonostante i singoli suoni (foni) associati a questa o quella lettera (grafo) in ogni lingua possano avere delle significative somiglianze, il modo in cui l’associazione di due o più lettere (grafema) produca uno specifico suono (fonema), è frutto di convenzioni spesso nate da consuetudini tacite e arbitrarie, stabilite nei secoli dai parlanti quella specifica lingua.

Per esempio, in italiano, l’associazione di lettere “gli”, che nella tua testa hai letto esattamente con la pronuncia italiana dell’articolo determinativo maschile plurale, di fatto, se tutto il popolo italiano lo decidesse, da domani si potrebbe leggere “ghli” o in un altro modo altrettanto fantasioso, cambiando alla radice una regola grammaticale.

Questo è solo un esempio per far capire come la lettura e la pronuncia di ogni lingua, di fatto non siano che l’esito di una costante evoluzione linguistica data da un altrettanto costante evoluzione sociale, spesso figlia di infiniti scambi commerciali, culturali e dunque anche linguistici.

Si legge così come il nostro cervello, apprendendo una lingua, la sua scrittura e la sua lettura, ha imparato “di default” a leggerla.

Di conseguenza, pensare che l’italiano “si legga come si scrive” è un vero e proprio bias (errore) cognitivo, in quanto l’italiano si legge così come il nostro cervello, apprendendo la lingua, la scrittura e la lettura italiana, ha imparato “di default” a leggerla; un’ulteriore prova è data dagli errori di lettura fatti dai bambini che stanno imparando a leggere che, non avendo ancora interiorizzato certe regole, leggono un po’ “a sentimento”.

Foto di Michał Parzuchowski

A seconda della lingua (originaria dell’alfabeto latino), con cui si è imparato a leggere e scrivere, si avrà sempre l’impressione che leggendo in quella lingua, si scriva come si legge e viceversa, provando poi, almeno nelle prime fasi di apprendimento, a ricondurre i suoni di una seconda lingua da assimilare, a quelli già appresi in precedenza.

La nascita dell’Alfabeto Fonetico Internazionale

Consapevole della difficoltà di lettura e pronuncia che chiunque avrebbe avuto approcciandosi ad una seconda lingua, nel 1886, l’Associazione fonetica internazionale ha creato l’Alfabeto fonetico internazionale (IPA, dall’acronimo inglese), un sistema di scrittura alfabetico utilizzato per rappresentare i suoni delle lingue nelle trascrizioni fonetiche, consistente in uno standard con cui trascrivere in maniera univoca i suoni linguistici di tutte le lingue: a ogni simbolo dell’IPA, corrisponde uno e un solo suono, senza possibilità di confusione.

Rappresentazione delle consonanti secondo l’IPA.

Es. “Gli”, inteso come articolo, secondo l’IPA, si pronuncia [ʎi] davanti a parola che comincia per consonante e [ʎ] davanti a parola che comincia per vocale o semiconsonante.

A presto,

Giancarla.

Fonti: RaffaelloDigitale, Treccani; Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”; Wikipedia.

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