Babbo Natale, elfi, fate… ci impegniamo affinché i nostri bambini crescano in un mondo adeguatamente magico per la loro età e poi, un bel giorno: “Babbo Natale non esiste, dimmi la verità…” e lì, panico! Cosa diciamo ora ai nostri pargoli dopo aver passato anni a nascondere i regali nell’armadio per non farci scoprire?! Può sembrare una sciocchezza per chi non vive questa esperienza, ma per un genitore, affrontare il tema “Babbo Natale esiste o no?!”, può essere molto complicato: se non adeguatamente gestito, può minare il rapporto di fiducia genitore-figlio, strenuamente provato a cementare fin da quando il bambino è nato. Discutere di Babbo Natale è, di fatto, il primo momento di crisi tra la simbiosi dell’infanzia e il progressivo affermarsi dell’autonomia del bambino. Ma niente panico.

Il manifestarsi di un bisogno evolutivo
Partiamo dal principio. Un bambino che chiede se Babbo Natale esista o meno, in modo fin troppo esplicito, sta manifestando un bisogno evolutivo: ha bisogno di passare ad una fase successiva della sua vita, non più l’infanzia con favole e magie, ma la fanciullezza, in cui progressivamente manifesta un crescente bisogno di autonomia fisica ed intellettuale, rapportandosi con gli adulti in modo più maturo. Attenzione: non adulto, ma più maturo, tra discorsi più profondi e maggiore riflessività.
Compreso questo aspetto, risulta necessario rispondere al bambino per quella che è la verità dei fatti, ossia che Babbo Natale non esiste… così come lo conosce lui.
Come ci insegnano autori e autrici come Montessori, ai bambini è sempre più opportuno offrire una brutta verità secondo tempi e modalità giuste, piuttosto che una bella bugia, che non farà altro che avvilupparci in un labirinto di parole da cui sarà sempre più difficile uscire senza generare conseguenze. Ma in questo caso, come comunicare tale “brutta” verità?
La prima comprensibile preoccupazione di mamme e papà è non deludere i bambini, minando il rapporto di fiducia; la seconda è non far vivere ai bambini, una festa magica, come il Natale, in modo disilluso, quasi triste.

Babbo Natale è una metafora per raccontare in modo semplificato ai bambini un sentimento di condivisione generale che, superato il personaggio immaginario, deve rimanere immutato maturando.
Io inizierei dicendogli che è vero che non c’è un signore che ogni anno viaggia con le renne… ma che è esistito. San Nicola, da cui viene la favola di Santa Claus, è noto per la sua vita dedita a bambini e ragazzi, a cui ha portato aiuto e doni, facendo un’opera tanto grande per le persone intorno a lui, che queste hanno deciso di continuarla, trasformandola in una tradizione che si è diffusa in tutto il mondo, per fare in modo che tutti, bambini e adulti, avessero dei doni per Natale.
Babbo Natale con le renne non esiste, ma Babbo Natale, Santa Claus, è ogni persona che decide di fare un dono ad un’altra: una mamma che fa un regalo al proprio figlio per Natale, continua l’opera di amore iniziata dal primo Santa Claus, secondo una tradizione di condivisione che, fin quando ci saranno persone disposte a fare doni agli altri, non si perderà mai.
Poco importa se davvero c’è o non c’è un signore che viaggia in tutto il mondo, ciò che conta è l’emozione di vedere felice qualcuno, sorpreso di ricevere un regalo che sappiamo aver pensato e scelto da tempo per lui o lei, bambino o adulto che sia. E l’attesa con la conseguente gioia di veder qualcuno, è talmente appagante per gli esseri umani, che tacitamente, in tutto il mondo, si è scelto di abbracciare l’idea di Babbo Natale, con annessi e connessi, in modo da trasmetterla concretamente anche ai bambini.

“vabbè, quindi Babbo Natale non esiste”
Il tuo bambino o la tua bambina, ti dirò la verità, potrà sembrarti stranito/a e tagliar corto con un “vabbè, quindi Babbo Natale non esiste” e ti sembrerà di non aver centrato il segno, ma devi ricordare che quando si educa, si lasciano cadere dei semini: sul momento sembrano sparire, ma in seguito, con il giusto tempo, germogliano splendidamente; forse, a tempo debito, sarà tuo figlio stesso o tua figlia stessa a riprendere l’argomento, dicendoti di aver riflettuto su quanto gli/le hai detto, apprezzandolo candidamente.
A presto,
Giancarla.