Anche gli educatori sbagliano: distorsioni valutative in educazione.

Educare per professione vuol dire anche realizzare costanti valutazioni. Tali valutazioni, nei processi di pianificazione e progettazione, assumono una necessaria veste formale, prevedendo modalità e tempistiche ben precise. Essendo la valutazione, con annessa misurazione di parametri, un mezzo necessario per assumere delle decisioni, nella quotidianità di un educatore, la valutazione è una costante imprescindibile.

In modo più o meno consapevole, però, oltre a quanto definito a tavolino, l’educatore è chiamato costantemente a fare valutazioni informali, rapide ed immediate, volte a portare avanti concretamente l’azione educativa.

Quello che accade però, è che spesso non solo l’educatore non è totalmente conscio di realizzare una valutazione, ma che non abbia la chiara idea di quali ulteriori conseguenze si genereranno.

Quanto proveniente da una valutazione, infatti, modifica totalmente e spesso permanentemente l’immagine che l’oggetto della valutazione genera negli altri e, nel caso di un essere umano, anche l’immagine che egli ha di sé stesso. Prendiamo l’esempio della valutazione delle competenze logico-matematiche di uno studente. In base a come vengono misurate, decreteranno l’idea per l’insegnante, che il ragazzo sia o meno portato per la matematica. Questo potrebbe influenzare le sue scelte future, definirne l’identità e… qualora la valutazione fosse errata, essere comunque in grado di segnare per sempre l’esistenza di un individuo.

A questo punto, dunque, compreso l’enorme peso che la valutazione può avere sulla vita di una persona, ogni educatore, nel pieno delle proprie facoltà professionali, dovrebbe partire da alcune consapevolezze.

1. La valutazione non è mai totalmente oggettiva

Pur basandosi su dei parametri precisi, studiati per osservare un fenomeno, anche solo la scelta di alcuni parametri piuttosto che di altri, è frutto dell’espressione dell’individualità del valutatore. Lo stesso discorso, può dirsi al momento dell’interpretazione dei dati, che seppur oggettivi, possono dare adito a convinzioni personali, stereotipi e pregiudizi: i pregiudizi agiscono come criteri valutativi impliciti, impedendo alla valutazione di svolgere la sua funzione di regolazione positiva dell’azione educativa e dell’educando. Questo fenomeno prende il nome di distorsione.

Le più comuni distorsioni valutative.

2. Le distorsioni più comuni sono incentrate su stereotipi sessisti, abilisti, razzisti e classisti.

Avere consapevolezza di cosa siano le distorsioni e come funzionino, non rende immuni da esse, ma permette di riconoscerle in sé stessi, provando a neutralizzarle

3. Neutralizzare le distorsioni: le competenze interculturali di Reggio e Santerini

Reggio e Santerini, in merito alle distorsioni valutative, propongono lo sviluppo di competenze interculturali, tenendo conto di tre direttrici (rispetto – apertura – curiosità). Tali competenze, infatti, sebbene pensate nell’ottica di una convivenza tra culture, sono in grado di indurre chi valuta, alla sospensione del giudizio, spostando il focus dal proprio esclusivo punto di vista, a quello dell’altro, andando oltre la mera propria opinione personale, favorendo flessibilità, capacità di adattamento ed empatia.

Photo by Danielle MacInnes

Concretamente, quindi, Reggio e Santerini, parlano di imparare a:

  • interpretare le culture: reggere l’incertezza della comprensione; riconoscere significati nei comportamenti altrui; ricondurre tali significati alla propria cultura per analogia, calandosi nell’esperienza altrui;
  • ridurre i pregiudizi: riconoscere la complessità dei rapporti tra stereotipo e giudizio. Gli stereotipi originano categorie, percezioni e pregiudizi;
  • sviluppare orizzonti condivisi: nei pregiudizi ci sono le esperienze che hanno contribuito a formarli; quei pregiudizi possono essere affiancati da altre storie personali in grado di far emergere altri valori.

Per ridurre l’incidenza dei pregiudizi e stereotipi, una valutazione non incentrata sul confronto coi risultati altrui, ma sulla cooperazione tra educatore ed educando, su cui però, sarà più opportuno dedicare un articolo a parte.

A presto,

Giancarla.

Fonti: Reggio P., Santerini M., Le competenze interculturali nel lavoro educativo, Carocci, Roma, 2014.; Corsini C., La valutazione nei contesti interculturali, Università degli Studi Roma Tre, Roma, 2020.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un’icona per effettuare l’accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s…

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: