Plurilinguismo, la competenza educativa del futuro

Da una trentina d’anni a questa parte, nei documenti ufficiali europei si parla di competenza plurilingue, associata alla competenza pluriculturale. Ma di cosa si tratta?

Non è bilinguismo, non è multilinguismo. È plurilinguismo.

Tutti, bene o male, sappiamo cosa sia il bilinguismo, associandolo spesso alle coppie miste in cui entrambi i genitori insegnano ai figli la propria lingua madre.

Parando invece di multilinguismo e plurilinguismo, le cose si complicano. Il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue (QCER, Consiglio d‟Europa, 2002), parla di “multilinguismo” per indicare la coesistenza di più lingue in una società, mentre si riferisce al termine “plurilinguismo” in rispetto alla conoscenza di un certo numero di lingue da parte di un individuo.

Non è poliglottismo.

E qui sorge spontaneo il dubbio: il plurilinguismo è sinonimo di poliglottismo? Assolutamente no, si tratta di due concetti estremamente diversi.

Se il poliglotta lo intendiamo come un individuo perfettamente in grado di muoversi tra diverse lingue, il plurilinguista è colui per cui l’apprendimento e l’uso di diverse lingue, non è il fine stesso del percorso formativo, ma “solo” un mezzo per vivere in una società progressivamente e irreversibilmente sempre più interculturale.

E’ una competenza educativa del futuro

Il plurilinguismo si identifica a tutti gli effetti come una competenza educativa sempre più necessaria, consistente nel riuscire a destreggiarsi tra lingue (e culture) diverse, nonostante di queste si abbia solo una conoscenza parziale o rudimentale.

Si tratta di imparare competenze comunicative che vadano oltre il mero messaggio letto e parlato sconosciuto, per riuscire a trovare, in modo naturale, un canale di comunicazione alternativo efficace, non perfetto me perfettibile.

Ogni lingua cambia nel tempo e nello spazio, secondo mode, origine geografica, epoca storica e generazione di riferimento.

Lo sviluppare la competenza plurilinguista parte dal presupposto che l’utilizzo di una lingua sia utile alla comprensione di sfumature concettuali, culturali ed emotive che, in un contesto plurculturale, non fa che offrire un valore aggiunto alle dinamiche relazionali tra individui diversi.

Le potenzialità del plurilinguismo, una competenza innata non adeguatamente sostenuta

Riuscire a padroneggiare, anche solo parzialmente, più lingue permette un’interazione con l’altro più completa, entrando in contatto implicitamente con culture differenti, favorendo lo scambio interculturale. Così facendo, oltre a padroneggiare una lingua su piani comunicativi sempre maggiori, si impara progressivamente anche a relazionarsi con la cultura di cui essa è parte, facendola entrare nella propria quotidianità, modalità di pensiero ed identità.

Photo by Jacek Dylag

Essere plurilingue significa quindi attingere alle risorse linguistiche di cui si dispone per raggiungere più alti scopi comunicativi. Tali risorse possono riguardare qualsiasi varietà linguistica (lingue standard, dialetti, mimica facciale, gestualità, ecc.), ed essere possedute a qualsiasi livello di competenza.

Sebbene il plurilinguismo sia una competenza innata (Beacco & Byram 2007), alla portata della maggior parte dei parlanti, non sempre se ne è consapevoli, né in grado di sfruttarne le potenzialità. Per questo oggi necessario promuovere un’educazione plurilingue

Come favorire il plurilinguismo: quattro approcci educativi plurali

Gli approcci plurali sono percorsi educativi che prevedono attività riferite a diverse lingue e culture. I principali sono quattro.

L’Approccio interculturale si basa sul confronto e sulla riflessione nascenti dall’incontro tra persone provenienti da culture diverse. L’obiettivo di questo approccio è il raggiungimento di una maggiore consapevolezza rispetto ai propri riferimenti culturali, dopo averne conosciuti di nuovi. Tale approccio è molto utilizzato in ambito scolastico.

L’Éveil aux langues – il Risveglio delle lingue ha un ambito di applicazione direttamente collegato alle lingue e prevede attività che integrino ogni tipo di varietà linguistiche, soprattutto le lingue presenti nelle classi o nel territorio di riferimento. Intende promuovere un atteggiamento positivo nei loro confronti e il loro apprendimento, ma non propone il raggiungimento di un livello di competenza linguistica minima: ognuno apprende sulla base della propria esperienza.

La Didattica integrata delle lingue vuole stabilire legami tra un numero limitato di lingue, partendo dalla lingua madre (o la lingua di scolarizzazione), per facilitare l’accesso ad una prima lingua straniera e poi ad una seconda. Per definizione, la Didattica integrata delle lingue promuove l’apprendimento simultaneo di un contenuto e di una lingua straniera usata come lingua veicolare, seppur non perfettamente controllata da chi apprende.

L’Intercomprensione, infine, usata nel contesto universitario, prevede l’apprendimento contemporaneo di diverse lingue spesso provenienti dalla stessa famiglia es. le lingue romanze, spingendo le persone a comunicare tra loro seppur con una conoscenza parziale di codici linguistici simili, ma differenti. Inducendo le persone a trovare un canale di comunicazione, seppur inizialmente precario, si pongono le basi per il plurilinguismo.

Photo by javier trueba

Con un’educazione che favorisca il plurilinguismo, la relazione tra persone estremamente diverse, in grado di non inibirsi di fronte il limite linguistico, ma di ingegnarsi per capirsi, può raggiungere sfere di comprensione ed intimità estremamente profonde, in alcuni casi anche più di quanto si faccia tra persone con la stessa madre lingue. A prevalere è la voglia di entrare in sintonia, portando nel dialogo tutta la propria componente identitaria, culturale e linguistica, arricchendo enormemente il dialogo.

A presto,

Giancarla.

Fonti: CARAP- Quadro di Riferimento per gli Approcci Plurali alle Lingue e alle Culture, 2007; il REFIC – Quadro di Riferimento per le competenze di comunicazione plurilingue in intercomprensione, 2015; QCER, – Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione, 2001 e Companion Volume, 2018. Tutti documenti del Consiglio d’Europa.

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