I sistemi educativi europei: analisi comparativa Eurydice Italia

Partiamo dal principio: cos’è Eurydice?

Eurydice è la rete istituzionale, nata nel 1980 su iniziativa della Commissione europea, che raccoglie, aggiorna, analizza e diffonde informazioni su struttura ed organizzazione dei sistemi educativi europei.

La rete ha un’Unità centrale con sede a Bruxelles e 43 Unità nazionali operanti nei 28 Stati membri dell’Unione europea più altri Paesi extra UE come Albania, Bosnia e Erzegovina e Svizzera. Dal 1985, l’Unità nazionale italiana ha sede presso l’Indire – Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa.
Eurydice offre descrizioni dettagliate e aggiornate sui sistemi educativi a tutti i livelli; producestudi comparativi tematici nel campo dell’istruzione e della formazione redigendo rapporti su dati. Uno di questi è I sistemi scolastici europei al traguardo del 2020, di seguito presentato, risultato dal monitoraggio annuale del 2019.

Photo by Eliott Reyna

Ogni anno Eurydice realizza aggiornamenti dei dati che per il 2020, con protagonista la pandemia, vuole una pubblicazione presentata a novembre 2020 e riferito chiaramente in primis alla condizione della scuola digitale in Europa.

In generale, gli indicatori presi in considerazione ogni anno da Eurydice sono:

  • educazione e cura della prima infanzia;
  • competenze di base;
  • abbandono scolastico;
  • educazione secondaria;
  • educazione terziaria;
  • occupazione dei neodiplomati;
  •  partecipazione degli adulti all’apprendimento permanente.

Organizzazione strutturale dei sistemi scolastici europei

Le strutture dei sistemi scolastici europei mostrano l’esistenza di tre principali modelli organizzativi di istruzione primaria e secondaria inferiore:

istruzione a struttura unica: dall’inizio alla fine del percorso di istruzione obbligatoria, tutti gli studenti seguono un curricolo comune, che offre un’istruzione di tipo generale in cui non sono previste transizioni tra l’istruzione primaria e l’istruzione secondaria inferiore;

un curricolo comune di base: al completamento con successo dell’istruzione primaria, tutti gli studenti passano al livello secondario inferiore, dove seguono lo stesso curricolo comune di base di tipo generale.

istruzione secondaria inferiore differenziata: al completamento con successo dell’istruzione primaria, gli studenti seguono percorsi di istruzione distinti o tipologie specifiche di istruzione, che cominciano o all’inizio o durante il percorso di istruzione secondaria inferiore. Al termine dei loro studi, conseguono diversi tipi di certificato.

Quattro paesi (Repubblica ceca, Lettonia, Ungheria e Slovacchia) presentano due modelli organizzativi: l’istruzione obbligatoria è infatti organizzata in una struttura unica fino ai 14-15 e 16 anni di età, a seconda del paese. Tuttavia, da 10, 11 e 13 anni di età (a seconda del paese), gli studenti possono iscriversi in istituti separati di istruzione che offrono l’istruzione secondaria sia di livello inferiore che superiore.

Istruzione obbligatoria

Nella maggior parte dei sistemi educativi europei, l’istruzione obbligatoria prende avvio all’inizio dell’istruzione primaria, solitamente all’età di 6 anni.

Foto: I sistemi scolastici europei al traguardo del 2020.

In 16 sistemi educativi, già l’ultimo anno di istruzione preprimaria, che viene frequentato da bambini di 5 anni, è obbligatorio. Francia e Ungheria fanno addirittura iniziare l’istruzione obbligatoria a 3 anni. Al contrario, in Estonia, l’istruzione obbligatoria inizia all’età di 7 anni.

In poco più della metà dei sistemi di istruzione europei, la scuola obbligatoria a tempo pieno dura 10-11 anni e termina all’età di 15-16 anni, tranne in Romania dove l’età di fine obbligo è 17 anni.

Nei Paesi Bassi, gli studenti di 16 anni che non hanno ottenuto una qualifica di base (Startkwalificatie) devono proseguire la loro istruzione-formazione fino a quando non compiono 18 anni o non ottengono un diploma secondario generale superiore o pre-universitario o relativo a un percorso di istruzione e formazione professionale.

In otto sistemi di istruzione, la durata dell’istruzione-formazione obbligatoria a tempo pieno è di 9 anni. L’istruzione-formazione obbligatoria dura più di 11 anni in 11 sistemi di istruzione. In Belgio, Lussemburgo, Portogallo, Irlanda del Nord e Turchia, la durata dell’istruzione-formazione obbligatoria a tempo pieno è di 12 anni, mentre in Francia e Ungheria la frequenza di 13 anni è obbligatoria per tutti gli studenti. In Germania, la durata varia tra i Länder: sono rispettivamente 12 e 13 anni in 11 e cinque Länder. Nella Macedonia del Nord, la durata varia dagli 11 ai 13 anni a seconda del programma seguito durante l’istruzione secondaria superiore.

In tutti i paesi, il periodo di istruzione-formazione obbligatoria a tempo pieno comprende almeno i livelli di istruzione primaria e secondaria inferiore. In alcuni paesi, comprende anche uno o più anni di istruzione secondaria superiore.

In quattro sistemi di istruzione (Paesi Bassi, Austria, Polonia e Inghilterra), l’istruzione/formazione obbligatoria a tempo pieno è seguita da un’ulteriore istruzione/formazione a tempo parziale obbligatoria.

Fascia 0-2 anni

Nella maggior parte dei Paesi sono previsti servizi educativi con accesso di tipo misto: esistono servizi pubblici o comunali, affiancati ai privati, a cui si accede per reddito o attraverso rette parziali a carico delle famiglie. Il sistema dei servizi per questa fascia d’età in generale non è malvagio, ma necessita ancora di passi evolutivi affinché tutte le famiglie europee, a vario titolo, possano accedervi seppur non rientranti nell’obbligatorietà scolastica. Tristemente emblematico è il caso dell’Irlanda dove la cura dei bambini sotto i 3 anni è totalmente a carico delle famiglie. Virtuosi i paesi del nord Europa insieme ad alcuni paesi dell’est come Estonia e Lettonia.

Dato che l’educazione di qualità per la prima infanzia è correlata a migliori risultati di apprendimento e a maggiore mobilità sociale nel corso della vita, è importante continuare a impegnarsi per migliorare l’accesso e la qualità dell’educazione nei primi anni di vita dei bambini.

Istruzione terziaria: laurea o qualifica professionale post-diploma

L’UE ha raggiunto obiettivo di innalzare il tasso di diplomati dell’istruzione terziaria ad almeno il 40%. Nel 2018, infatti, il 40,7% della popolazione europea di età compresa tra i 30 e i 34 anni era in possesso di un diploma di livello terziario. In media, il tasso delle donne diplomate dell’istruzione terziaria è superiore a quello degli uomini con un divario in costante aumento.

Tra i paesi con una bassa percentuale di diplomati dell’istruzione terziaria, la Romania e l’Italia spiccano con percentuali significativamente più basse della media, mentre in Svezia, Lussemburgo, Irlanda, Cipro e Lituania, la percentuale sale oltre il 50% della popolazione.

In merito all’ aiutare i gruppi svantaggiati, purtroppo solo un terzo dei paesi ha attuato meccanismi di finanziamento basati sui risultati e focalizzati sulla dimensione sociale per incentivare la partecipazione all’istruzione superiore.

Occupazione dei neodiplomati e neolaureati

Nel 2018, il tasso di neodiplomati dei livelli secondario superiore (professionale e generale) e terziario occupati era dell’81,6%. Ciò indicava una ripresa generale delle prospettive occupazionali per i neodiplomati dopo la crisi finanziaria del 2009. Tuttavia, alcuni paesi continuano a soffrire per gli effetti della crisi.

I neodiplomati del livello terziario possono vantare un tasso di occupazione più elevato rispetto a chi è solo in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale post-secondaria.

Si registra un flusso stabile di studenti verso l’istruzione e la formazione secondaria superiore professionale, probabilmente influenzato dalle prospettive occupazionali relativamente buone per i diplomati dei percorsi professionali.

Photo by Jeswin Thomas

Partecipazione degli adulti all’apprendimento permanente

Nonostante l’importanza data a questo settore, i progressi verso l’obiettivo UE del 15% di partecipazione degli adulti all’apprendimento permanente sono stati lenti. Tuttavia, alcuni paesi sono riusciti ad offrire molte opportunità di formazione per adulti disoccupati o migranti.

Anche l’età conta per l’accesso a percorsi di apprendimento: gli adulti più giovani (25-34 anni) hanno maggiori probabilità, di quasi tre volte superiori, di partecipare ad attività di apprendimento rispetto agli adulti di età compresa tra 55 e 64 anni.

I datori di lavoro (privati e pubblici) sostengono la maggior parte della spesa per l’apprendimento degli adulti, fornendo formazione professionale non formale sponsorizzata dall’azienda, con un piccolo contributo a tale forma di apprendimento da parte dei singoli o del settore pubblico. Mentre, i singoli individui investono principalmente nell’istruzione e formazione formale o in attività di apprendimento non formale non collegate al lavoro.

Criticità: Scarse competenze di base e abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione

Scarse competenze di base

In tutta l’UE, la percentuale di alunni di 15 anni con scarse competenze di base è di circa il 20% (19,7% in lettura, 22,2% in matematica e 20,6% in scienze).

Mentre in media gli Stati membri sono decisamente lontani da questo obiettivo, la situazione varia considerevolmente da uno Stato membro all’altro. Diversi Stati membri hanno percentuali significativamente più elevate della media europea di studenti con scarse competenze di base, con livelli di circa il 40% a Cipro, in Bulgaria e in Romania. Nel gruppo di quindicenni con scarsi risultati nelle competenze di base gli studenti provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati o migratori sono particolarmente numerosi.

Gli studenti con un background migratorio ottengono risultati scolastici migliori quando sono ben integrati nell’ambiente scolastico

Un’analisi approfondita dei risultati di PISA 2015 si è focalizzata in particolare sui quindicenni provenienti da contesti migratori e sui fattori associati alla loro capacità di funzionare bene nonostante le avverse condizioni di contesto – ossia alla loro resilienza. È emerso che gli studenti con un background migratorio ottengono risultati scolastici migliori quando sono ben integrati nell’ambiente scolastico e ci si aspetta da loro che vadano bene a scuola.

Se si osservano i fattori scolastici, esiste un’associazione positiva tra scuole che intraprendono una valutazione interna e la resilienza scolastica dei loro studenti. Pertanto, il contesto sociale degli studenti è una variabile altamente significativa non solo per i singoli studenti, ma anche per l’impatto che le scuole possono avere sull’apprendimento.

Abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione

Nel 2018, esattamente come l’anno precedente, il tasso medio di abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione nei paesi UE era pari al 10,6%.

Photo by bantersnaps

I tre paesi con i tassi più alti sono risultati la Spagna, Malta e la Romania. Tuttavia, mentre i primi due, dal 2009, hanno compiuto progressi significativi nel ridurre l’abbandono scolastico, non si può dire lo stesso della Romania. Tassi piuttosto elevati di abbandono precoce si osservano anche in Italia, Bulgaria, Ungheria e Portogallo. Quest’ultimo paese si distingue però per l’impressionante tendenza a ridurre la percentuale di abbandoni precoci. D’altra parte, alcuni paesi sono riusciti a mantenere l’abbandono precoce al di sotto del 5%: Croazia, Slovenia, Lituania, Grecia e Polonia.

Uno sguardo più da vicino alle percentuali di abbandoni precoci per genere e paese di nascita fornisce ulteriori informazioni.

Mediamente in Europa la percentuale di donne che abbandonano la scuola prima del conseguimento di un diploma secondario è inferiore a quella degli uomini; questa differenza è rimasta sostanzialmente costante nell’ultima decade. Tuttavia, i giovani nativi hanno, in media, tassi più bassi di abbandono precoce rispetto ai giovani di origine straniera, in particolare rispetto a quelli nati al di fuori dell’UE.

Nonostante questo, la complessiva riduzione degli abbandoni precoci dei percorsi di istruzione e formazione dal 2009 è stata sostenuta da sforzi politici concertati in tutta l’UE mediante azioni mirate nei seguenti settori: sviluppo professionale continuo degli insegnanti; orientamento; flessibilità e permeabilità dei percorsi educativi; istruzione della seconda opportunità (l’offerta di percorsi di istruzione e formazione alternativi); potenziamento della raccolta e del monitoraggio dei dati.

Per quanto riguarda il sostegno linguistico agli studenti di lingua materna diversa dalla lingua di istruzione, considerati più a rischio di abbandono precoce, la maggior parte dei paesi europei aveva attuato politiche mirate già prima del 2015. I recenti sviluppi politici si sono quindi principalmente focalizzati sull’intensificazione di questo sostegno. Ad esempio, in Austria, i corsi di sostegno linguistico sono stati estesi alle scuole professionali a tempo parziale. Inoltre, sia in Austria che in Slovenia le riforme più recenti attuate nel 2018/19 hanno rivolto l’offerta e il sostegno linguistico agli studenti con scarsa o nessuna conoscenza della lingua di istruzione. Discorso analogo in Italia e a Cipro con riforme mirate a garantire misure di sostegno linguistico per minori stranieri non accompagnati e figli di richiedenti asilo. Oggi, quasi tutti i paesi europei hanno politiche di sostegno linguistico per studenti di lingua materna diversa da quella di istruzione.

A presto,

Giancarla.

Fonte: Eurydice-Indire.

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