La creatività sappiamo essere una competenza, se non la competenza, fondamentale per il genere umano, vero carburante dell’adattamento, in grado di suscitare nell’uomo, in momenti di crisi, l’emersione di idee e soluzioni rivoluzionarie, mai pensate prima, in potenza tanto fallimentari quanto risolutive.
La creatività, mossa da un pensiero divergente e alla base dell’arcinoto problem solving, è stata abbondantemente teorizzata. Tra gli autori più noti ed influenti della pedagogia italiana di pieno Novecento, Bruno Munari e Gianni Rodari.
Il ciclo del processo creativo di Bruno Munari
Bruno Munari, in origine grafico, pittore e scrittore di fama internazionale, diede spazio ad elementi fino a quel momento trascurati, in primis fantasia ed immaginazione arrivando a teorizzare il processo creativo.

Il processo creativo, secondo Munari, inizia nel mondo esterno, dove si riconosce la presenza di stimoli ed informazioni che, solleticando l’intelligenza, permettono di rielaborare, valutare e analizzare gli elementi più importanti.
Successivamente, la memoria confronta le informazioni acquisite con quelle già memorizzate nel breve, medio e lungo periodo e, tramite fantasia, invenzione e creatività, genera un nuovo artefatto, utile e funzionale.
Il ruolo della fantasia, dell’invenzione e della creatività
Parlando di fantasia, essa è da intendere come il pensiero libero per eccellenza, privo di vincoli; che non tiene conto dei limiti della realtà costituendo l’innesco del processo creativo.
L’invenzione, invece, tenta di trovare un risultato operativo, utilizzabile e realizzabile nella pratica, identificandocisi come la dimensione funzionale del processo creativo volta alla produzione di qualcosa che sia utile a risolvere un problema o a soddisfare un bisogno.
Per quanto riguarda la creatività, questa è utile a considerare molteplici aspetti del problema in questione secondo una visione olistica, prendendo in analisi aspetti psicologici, economici e sociali.
Dulcis in fundo: l’immaginazione per la definizione del prodotto creativo
Oltre a fantasia, invenzione e creatività, infine è importante il ruolo dell’immaginazione. Questa rappresenta il punto di congiunzione dei diversi processi mentali, definendo concretamente il prodotto creativo: l’immaginazione è utile a visualizzare ciò che fantasia, invenzione e creatività hanno già elaborato.
Il processo creativo termina esattamente con la realizzazione del nuovo prodotto che si tramuterà a sua volta in uno stimolo per un nuovo processo di produzione creativa.

Fantasia e pensiero logico di Gianni Rodari
A proposito di fantasia e creatività, molto interessante e frutto di tanti ricordi d’infanzia per tutti i bambini italiani, è il contributo di Gianni Rodari.

Egli, noto ai più per le sue favole e filastrocche per l’infanzia, riprendendo il pensiero Dewey, ritiene che le storie inventate dai bambini posseggano tutti i gradi della coerenza interna. Alcune in particolare, in apparenza sconnesse e articolate, simulano in verità il pensiero riflessivo manifestando importanti capacità logiche.
Prima di poter pensare, bisogna saper inventare
Se si vuol insegnare ai bambini a pensare, secondo l’autore, tali costruzioni fantastiche si tramutano in uno strumento prezioso per gli educatori, tuttavia, prima ancora che pensare, bisogna insegnare ai bambini ad inventare.
Facendo riferimento ancora a Dewey, Rodari ritiene che l’attività del pensare debba essere riservata a ciò che è nuovo, precario e problematico in quanto ipotizza che nemica del pensiero sia la noia, intesa come il richiedere a bambini e ragazzi di riflettere su questioni già note, che li conduce facilmente ad uno stato di costrizione mentale tale da indurli a credere che “pensare” sia inutile.
L’errore creativo
Altro elemento rilevante, secondo Rodari, è il ruolo svolto dall’errore. L’errore, non solo permette di correggersi e migliorarsi, ma soprattutto, da esso può nascere una nuova storia piuttosto che un prodotto, a volte anche più interessante ed affascinante rispetto a quanto si era immaginato. A tal proposito egli scrive:
“se battendo a macchina un articolo, mi capita di scrivere Lamponia per Lapponia, ecco scoperto un nuovo paese profumato e boschereccio: sarebbe un peccato espellerlo dalle mappe del possibile con l’apposita gomma; meglio esplorarlo da turisti della fantasia” (Rodari, 1973, pag. 13)

Un errore creativo rivoluzionario: la scarpetta di vetro di Cenerentola
Un significativo esempio di errore creativo sottolineato da Rodari a sostegno della propria tesi, è quello che l’autore rinviene ripercorrendo la stesura della fiaba di Cenerentola del francese Charles Perrault che in origine aveva pensato ad una scarpina di vaire, una sorta di pelliccia, ma anche durante la trascrizione erroneamente divenne verre, vetro, trasformando una banale scarpetta di pelo in un affascinante ed elegante scarpina di vetro. L’errore quindi, se ben riconsiderato, può dar luogo a realtà molto più curiose di quanto ipotizzate.
Di fatto, molti degli errori dei bambini per gli adulti incomprensibili, non sono altro che creazioni autonome e a propria misura, di cui essi si servono per assimilare una realtà sconosciuta e complessa: diventano un mezzo tramite il quale approcciarsi in modo più graduale all’ignoto, incarnando perfettamente un antico proverbio che con Rosari si può rivisitare in: “sbagliando s’inventa”.
A presto,
Giancarla.
Fonti: Munari B., Fantasia, Universale Laterza, Bari, 1977; Rodari G., Grammatica della fantasia: introduzione all’arte di inventare storie, Giulio Einaudi editore, Torino, 1973.