Tutoraggio tra pari o peer tutoring, le potenzialità di un’antica strategia educativa

Nel mondo universitario e del lavoro è molto diffusa la figura del tutor, un adulto con più esperienza che si impegna ad accompagnare il giovane, secondo un rapporto uno ad uno, in uno specifico percorso di apprendimento di conoscenze e/o competenze.

Ciò che molti ignorano è l’esistenza di una forma di tutoraggio molto utile in campo educativo e scolastico nota come tutoraggio tra pari o peer tutoring, una forma specifica di tutoraggio che avviene non tra due persone sbilanciate nella piramide sociale o lavorativa es. adulto-bambino; senior-junior, ma tra due persone di pari livello, tra due bambini o ragazzi che agli occhi dell’educatore assumono la stessa importanza.

A pensarci bene, tali dinamiche, in modo informale, sono presenti nell’educazione tradizionale da secoli, basta pensare a quando nelle famiglie patriarcali, i genitori chiedevano ai fratelli maggiori di occuparsi dei più piccolo. Tutto avveniva in modo inconsapevole, per necessità familiari, generando in alcune circostanze situazioni incresciose se non propriamente pericolose in quanto tutti i fratelli erano spesso troppo piccoli per occuparsi gli uni degli altri.

Photo by juan pablo rodriguez

Nonostante questo, in pedagogia si pensa da sempre che, se adeguatamente strutturato, il tutoraggio tra pari possa dare enormi benefici in termini di crescita e apprendimento sia al minore che riceve il tutoraggio che a che a quello che lo esercita.

Forme di tutoraggio tra pari si rinvengono già nell’antica Grecia di Aristotele e nella Roma di Quintiliano del I secolo d.C., nella scuola gesuitica e in Comenio, nel XVII secolo, per poi comparire nell’India coloniale con Andrew Bell che fonda una scuola per gli orfani dei soldati inglesi, e nell’Inghilterra della prima industrializzazione con Joseph Lancaster che, nel 1798, apre a Londra una scuola per i figli degli operai. In Europa la grande diffusione si ha grazie ai metodi educativi di Maria Montessori e di Don Giovanni Bosco che, in fasce d’età differenti, lo propongono come forma di conquista di indipendenza e autoresponsabilizzazione.

Una nuova diffusione del peer tutoring si ha negli anni ’60-’70 del ‘900 quando, nei Paesi più industrializzati, a seguito di importanti fenomeni migratori, diventa necessario favorire l’integrazione scolastica e sociale di bambini e studenti stranieri provenienti da culture profondamente diverse da quella predominante.

Photo by Ben White

Che cos’è e perché si applica il tutoraggio tra pari

Il tutoraggio tra pari si può considerare una strategia educativa volta a generare un passaggio delicato, naturale e spontaneo di conoscenze, esperienze ed emozioni da alcuni membri di un gruppo ad altri di pari status.

Si basa sull’evidenza scientifica che quando si ha un problema le persone preferiscono parlarne con chi sentono più vicino.

Come funziona

Si tratta di creare coppie tra bambini e ragazzi con una relazione asimmetrica, ovvero, sebbene si tratti di una relazione tra pari, si sceglie un individuo più competente dell’altro nel raggiungimento di un obiettivo comune. es. lettura e comprensione di un libro, si formano coppie in cui ci sia uno dei due molto più bravo dell’altro nella lettura e nella comprensione.

Ciò che è importante sottolineare è che, seppur il Peer Tutoring sia molto diffuso nei contesti scolastici secondo l’utilizzo di varie tecniche, quindi usato per sostenere gli studenti più fragili, può essere utilissimo anche in tutti gli altri ambiti educativi e per tutte le fasce di età.

Photo by Trung Thanh

Nel mondo salesiano, per esempio, ricordando come già i primi ragazzi di Don Bosco se ne servissero per avvicinare i più “biricchini”, se ne fa largo uso nelle scuole ma soprattutto negli oratori, dove esiste una sorta di piramide gerarchica in cui gli animatori anziani seguono i più giovani, gli animatori giovani seguono gli aiuto animatori e tutti affiancano i più piccoli che, nei confronti delle fasce d’età inferiori, vengono comunque responsabilizzati.

Il tutoraggio tra pari, ancor prima che dare migliori risultati scolastici ricorda sia a chi lo offre che a chi lo riceve, di essere degno di un’attenzione esclusiva e per questo meritevole e perfettamente in grado di lavorare sul proprio miglioramento personale.

Tipologie di tutoraggio tra pari:
  • Cross age tutoring:consistente nella scelta di bambini o ragazzi con differenze d’età nell’attesa che il più grande guidi il più piccolo.
  • Same age tutoring: si tratta di bambini o ragazzi della stessa età. In questo caso si possono determinare due ulteriori varianti, il same age unidirezionale o il same age reciproco; nel primo caso si hanno ruoli ben stabili tra chi è il tutor e chi il tutee (colui che riceve il tutoring), nel secondo i ruoli possono alternarsi in base alle attività da svolgere.
  • Consapevole: soprattutto nel caso in cui si scelga un tutor particolarmente responsabile o maturo, renderlo consapevole del proprio ruolo magari accordando alcuni passaggi del tutoraggio con l’educatore o insegnante può essere estremamente utile ai fini della riuscita dell’intervento educativo.
  • Inconsapevole: adatto ai più piccoli, si tratta dell’avvicinamento tra due bambini di cui uno più competente dell’altro nella speranza che il secondo sia “ben influenzato” dal primo.
Photo by Annie Spratt

Il ruolo dell’educatore

Il ruolo dell’educatore diventa non di co-protagonismo come accade in altre strategie, ma di pura regia: l’educatore non si vede e non si sente, quasi se ne ignora l’esistenza, eppure è sempre presente monitorando l’andamento dell’azione educativa pronto a reindirizzarla qualora fosse necessario. L’educatore funge da supporto incondizionato sia per il tutee che, soprattutto, per il tutor che, sebbene tutor, rimane un suo educando.

L’educatore infatti è consapevole che l’attività di tutoraggio svolta dal tutor può essere per quest’ultimo un mezzo per portare avanti uno specifico percorso educativo per lui pensato: per uno studente diligente ma acerbo a livello relazionale o psicologicamente insicuro, sapere di avere la responsabilità di affiancare uno studente scolasticamente più fragile può essere un ottimo sprone per uscire dal guscio.

Photo by Brooke Cagle

Benefici del tutoraggio tra pari

I benefici del tutoraggio tra pari sono molteplici e coinvolgeono certamente il tutee ma anche il tutor che, seguendo il tutee, finisce con l’affinare le proprie competenze. Tra i benefici reciproci troviamo:

  • Miglioramento scolastico tanto per il tutor quanto per il tutee quando il tutoring riguarda la scuola. A questo si aggiunge un miglior coinvolgimento nelle dinamiche relazionali e sociali scolastiche e, a lungo termine, il contrasto alla dispersione scolastica.
  • Sviluppo di competenze sociali quali empatía, rispetto, comunicazione assertiva, risoluzione dei conflitti.
  • Sviluppo del senso di responsabilità per il tutor e di autostima sia per il tutor che per il tutee.
  • Sperimentare la soddisfazione e l’orgoglio di aver raggiunto un obiettivo con le proprie forze, senza l’aiuto diretto di un adulto, ma con la collaborazione di un “amico”.
  • Entrare in contatto con la diversità imparando a gestirla e ad apprezzarla.

Ma, oltre ai benefici riferibili alla relazione uno a uno tra tutor e tutee, il tutoraggio tra pari favorisce un generale miglioramento delle relazioni all’interno del gruppo dei pari in quanto, con il loro agire più empatico, confidenziale e rispettoso, tutor e tutee favoriscono un esempio di relazione funzionale tra pari. Questo può spingere anche gli altri bambini o ragazzi ad instaurare relazioni più serene, rendendo l’intero ambiente per adulti, bambini e ragazzi più accogliente.

Photo by Rachel

Attraverso il tutoraggio tra pari, sebbene si tratti di una strategia tanto semplice quanto delicata, si dà la possibilità al tutee di trovare un esempio di chi potrebbe diventare diverso da quello offertogli da un adulto di riferimento.

Infatti, se nel secondo – altrettanto importante – caso l’adulto offre un esempio di chi il ragazzo potrà essere, di quali obiettivi potrà provare a raggiungere offrendo, dunque, un esempio destinato a dare i suoi frutti in futuro, nel caso dell’esempio offerto da un pari-tutor, il ragazzo vede chi potrebbe essere nell’immediato, quali obiettivi, alla sua portata, può raggiungere se agisce come il tutor. Le due forme di esempio dunque non si sovrastano, ma si affiancano, mostrando la propedeuticità di un sano percorso di maturazione a 360°, psicologico, sociale, scolastico, sportivo, familiare ecc.

A presto,

Giancarla.

Fonti: La Tecnica della Scuola; Scintille; Tiching.

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