Trama: Negli Stati Uniti del dopo guerra, la piccola Beth Harmon è rimasta improvvisamente orfana ritrovandosi ad essere accolta in un orfanotrofio per bambine. Qui conosce il signor Shaibel, uno dei custodi dell’istituto che, a tempo perso, passa le sue giornate a giocare a scacchi.
Anno: 2020 Paese: USA
Titolo originale: The Queen’s Gambit Episodi: 7
Durata: 46-67min Genere: sentimentale
Voto: 4/5
Profondo e intenso come descritto nelle info, La regina degli scacchi è decisamente la nuova aggiunta Netflix più riuscita di questo autunno.
Un viaggio immaginario nella vita di Elizabeth Harmon, nata dalla penna di Walter Trevis che, nell’omonimo libro edito nel 1983, ci racconta come una sfortunata orfana, nell’America del dopo guerra, trovi la propria strada grazie al gioco degli scacchi.
La regina degli scacchi è un vero bijou del catalogo Netflix, assolutamente imperdibile. Grazie alla trama trascinante e alla bravura della giovane Anya Taylor Joy che dà corpo a Beth, ci appassioniamo alla vita della bella e dannata scacchista, rimanendo incantati da un gioco che le produzioni americane ci hanno sempre mostrato come il gioco degli “sfigati” – quanti club degli scacchi popolati da occhialuti in gilet a rombi e apparecchio nei teen drama!
Grazie alla grazia – scusate il gioco di parole, di Anya, pendiamo letteralmente dalle sue eleganti dita che si muovo come ballerine di danza classica sulla scacchiera.
Ma il successo della serie tv, come è giusto che sia, nasce da un coro di talento e bravura, ritrovando nel cast gli ormai trentenni Thomas Brodie-Sangster e Harry Melling noti per aver interpretato personaggi rilevanti in produzioni come Maze Runner, Il trono di spade e Harry Potter, a cui si aggiungono altrettanti nomi altisonanti del calibro di Marielle Heller.
Una produzione delicata, scoperta dal pubblico lentamente, in grado di muoversi tra armonia e caos.
Ci viene mostrata una Beth tanto leggiadra come Audrey Hepburn, quanto dannata, in crisi personale a seguito dell’infanzia difficile.
Nell’intramontabile binomio genio/sregolatezza, Beth alterna momenti di lucidità e potenza mentale tali da contrastare un mondo di soli uomini, ad attimi di pura follia, assuefatta da alcool e psicofarmaci puntando un faro su come gli orfanotrofi statunitensi, nei decenni passati, si concedessero una certa licenza pedagogica.
Emozione, amicizia, amore, indipendenza, emancipazione femminile, ma anche fragilità, solitudine e autodistruzione scandiscono con ritmo narrativo accattivante le puntate de La regina degli scacchi che, se deciderete di vedere, certamente finirete per divorare.
A presto,
Giancarla.