Quando si parla di volontariato chi non ha mai vissuto questa esperienza, spesso risolve la questione con: “è un modo per rendersi utili sentendosi utili”.
Altre volte, ancora, la scelta di “lavorare gratis” per il bene altrui, per qualcuno è talmente lontana dalle proprie concezioni di vita da risultare incomprensibile, identificandola addirittura come un subdolo modo per dare sfogo alle proprie smanie di protagonismo.
La funzione pedagogica del volontariato nell’era contemporanea
Ma chi ha avuto a che fare con il volontariato o con un volontario convinto, sa bene che questa attività é tutto fuorché protagonismo.
Il volontariato, per la sua natura disinteressata e spesso distante da ogni arricchimento materiale, in ogni sua forma è un’esperienza al limite del trascendentale in grado di spingere l’animo e la mente umana oltre ogni confine conosciuto, dando accesso ad una visione della vita in grado di scardinare i più saldi convincimenti, fino ad indurre, in alcuni casi, a rivedere la propria quotidianità per intero.
Nell’epoca contemporanea, inoltre, molta della conoscenza del mondo passa attraverso i Media. Questo, se da un lato consente oggettivamente di accedere ad una varietà di contenuti mai visti, dall’altro crea l’illusione di entrare realmente in contatto con nuove conoscenze, nuove realtà e nuove persone. Tuttavia, filtrati da uno schermo, perdiamo la dimensione emotiva, relazionale ed identitaria della conoscenza, perdendoci l’aspetto di profondo mutamento e di crescita personale che solo la conoscenza esperienziale riesce a donarci.
Il volontariato, in questo senso, colma il vuoto empirico della conoscenza nell’epoca postmoderna che stiamo vivendo. E sebbene l’esperienza diretta del volontariato possa condurre anche ad uno stravolgimento personale e a situazioni shockanti per l’individuo che la vive, di fatto lo condurrà sempre a porsi domande e a sviluppare riflessioni tali da non poterne non uscire arricchito.
Per questo motivo, spinta da un attività di formazione che sono stata chiamata a svolgere in questo periodo, ho scelto di intervistare telefonicamente la mia cara amica Sara, 31 anni, che vive a Pineto (TE) ma che, originaria di Chieti e follemente innamorata da sempre dei cani, ha vissuto un’intensa esperienza di volontariato presso il Canile Rifugio Chieti “Achille Bonincontro”.
L’esperienza di Sara
Sara e io siamo amiche da diverse anni. Ci siamo conosciute al liceo ma, poiché – ormai lo sappiamo – la vita non segue sempre dei percorsi lineari, abbiamo stretto una profonda amicizia solo dopo la scuola, quando i casi della vita ci hanno fatte ritrovare a condividere splendidi aperitivi-verità, in cui, tra uno Spritz e l’altro, siamo passate dall’età -teen a quella -enta ridendo, scherzando, spettegolando e raccontandoci e confidandoci tanto.
Quanto raccontato da Sara nell’intervista, indirettamente l’ho vissuto accanto a lei, potendo vedere con i miei occhi la profonda crescita personale che tutto questo le ha generato.
Prima domanda, un po’ scontata: perché hai iniziato a fare volontariato?
Ho iniziato a fare volontariato per caso… o almeno all’epoca è quello che pensavo. Avevo voglia di cambiare, di fare qualcosa per me… e così con una spintarella regalatami dal destino ho messo piede per la prima volta in un canile.
Quale è stata la tua prima impressione?
Che dire… è stato amore a prima vista… in quel canile c’erano 300 cani! Vederli e non poter far molto di più mi straziava il cuore. Andavo ogni fine settimana, sabato e domenica mattina erano dedicati a loro.
Quali erano le tue mansioni?
Andavo, pulivo le loro gabbie, rimettevo l’acqua fresca, riempio le loro ciotole, li prendevo e li portavo a passeggio. Spesso li caricavo in macchina dopo averli spazzolati per bene e li portavo nei centri commerciali insieme ad un album pieno di fotografie per far innamorare la gente… per cercare di dar loro una vita dignitosa, migliore. Ma sopratutto per far capire alle persone quanto amore avrebbero guadagnato e quanta gratitudine.
A parte le pulizie e l’encomiabile impegno di trovare loro una famiglia, c’erano momenti di relax o di svago quando eri con loro?
La cosa più bella era restare lì dopo le pulizie e giocare con loro. C’era Alice che amava giocare con la pallina, era bravissima, saltava in aria e poi veniva fiduciosa a riportartela. C’era Red che voleva solo coccole… tante coccole! Poi c’era Terence che arrivò a soli 6 mesi e che oggi, dopo 7 anni, è ancora li. Poi c’era Simone, il super coccolone, Giulius piccolo e tenero, alla ricerca di carezze. C’erano gli anziani, saggi e tristi ma forti come rocce.
Che tenerezza… e qualcuno di loro ha trovato famiglia?
Ci sono state tante adozioni! Cani che ancora oggi incontro e che sono felici. Quelle sono le cose che più mi davano la forza di continuare nonostante capitasse di andare li e trovarne alcuni morti dentro il proprio box, soli. Pensavo sempre che erano arrivati al mondo per poi andare via in assoluto silenzio, senza nessuno che potesse ricordarli, senza nessuno che li avesse amati, senza una foto, senza niente. Ma non posso raccontare questa storia però senza parlare di lui…
E… qui ti volevo, racconta, racconta…
Giulio è stato “Il mio Grande Amore Giulio”. L’ho capito dopo. È stato quello che stavo cercando quando ho iniziato questa esperienza. Grazie a lui ho cambiato tutta la mia vita. Si, era un cane, solo un cane con un Universo di amore dentro di lui. Lui mi ha cambiata profondamente, ha rimesso sulla strada giusta la mia vita, mi ha insegnato cosa fosse importante, cosa dovevo amare, cosa dovevo cambiare e quale strada imboccare per essere felice. Devo a lui tutto ciò che sono oggi. Tutto ciò che ho costruito, le persone che ho incontrato, quelle che mi sono lasciata alle spalle. Ringrazio ogni giorno la mia buona stella per aver avuto la forza e il coraggio di entrare in quel canile: è stata l’esperienza più importante della mia vita.
Grazie, cara.
Grazie a te.
Oggi, sempre perché la vita non segue i percorsi lineari che vorremmo, Giulio corre nei prati ultraterreni tenendo compagnia a tante anime belle come lui, facendo arrivare nella vita di Sara la splendida Yumi.
Tutto questo solo grazie ad un cane
Dall’esperienza vissuta con Giulio e dalla serie di eventi che questa ha generato, il quotidiano di Sara è profondamente cambiato, così come il suo modo di intendere la vita, influenzandone scelte personali e idee per il futuro. Tutto questo solo grazie ad un cane.
Ma i cani si dice siano i migliori amici dell’uomo, a volte anche più degli uomini stessi, e in tanti sanno quanto, se uno di loro decide di amarti, poco si può fare se non decidere di amarlo a nostra volta.
Per questo motivo, appoggiando la visione di Sara, vi ricordo che Sara e Giulio si sono incontrati in canile e che ad oggi, nei canili italiani ci sono migliaia di cani soli. Non è necessario fare per forza volontariato ma, qualora decideste di adottare un cane, ricordatevi di andare a fare visita ai cani ospitati nel canile più vicino: ce ne sono sempre tanti, di tutte le taglie e di tutte le età.
A tal proposito vi segnalo ilCercapdrone.it, ossia il primo canile online d’Italia che mette in contatto volontari, associazioni, canili e gattili di tutta Italia allo scopo di dare una casa agli animali abbandonati e, ovviamente, rispetto all’esperienza di Sara, vi lascio il link della pagina Facebook e My Social Pet del Canile Rifugio Chieti “Achille Bonincontro”, dove Mina, Portos, Fedez e tanti altri cercano ancora una casa.
Canile Rifugio Chieti “Achille Bonincontro”
Str. Vallepara, 66100 Chieti CH
Tel. 347 151 9705
A presto,
Giancarla.
Fonti: Mario Pollo, Manuale di pedagogia sociale, FrancoAngeli, Milano, 2015, pag. 340.