All day and a Night

Trama: Jahkor è poco più che ventenne, viene da un quartiere periferico della California ed è appena diventato padre di un bambino. Ma Jahkor è anche appena diventato un ergastolano colpevole di duplice omicidio. All’ingresso in prigione, inizia a riflettere sulle dinamiche che lo hanno condotto a questa vita.

Anno: 2020   Paese: USA
Titolo originale: All day and a Night   Durata: 121 min
Genere: drammatico   Voto: 3,8/5

Meritatamente tra le tendenze Netflix di molti Paesi, All day and a Night è una profonda riflessione sulle scelte di vita, giuste e sbagliate che siano, e sulle conseguenze a cui queste possono condurre.

La verità raccontata per quella che è

Nessun giudizio né alcuna scusante nei confronti di Jahkor. Sappiamo essere un assassino ergastolano, lo sappiamo fin dal principio e nessuno tanta di far provare dispiacere per lui: ha commesso degli errori ed è giusto che paghi.

Ma si sa, l’esistenza umana non è unidimensionale e domandarsi cosa abbia condotto un ragazzo poco più che ventenne a passare tutta la propria vita in carcere, è inevitabile. Non per scusarlo, ma per fare in modo che altri, dopo di lui, non si trovino agli stessi bivi della vita costretti a scegliere tra la padella e la brace.

La denuncia sociale

All day and a Night è una profonda denuncia sociale, in primis all’odierna società americana che ancora non riesce ad incarnare completamente la società multietnica che paventa di essere, relegando spesso la comunità nera ancora alla periferie della città.

La schiavitù ha insegnato ai neri a sopravvivere, ma non a vivere

ci dice il protagonista, recriminando ai bianchi di girare la faccia dall’altra parte quando assistono ad ingiustizie nei confronti dei neri, fomentandole implicitamente, e ai suoi stessi fratelli di essere colpevoli di non riuscire ancora ad andare oltre l’immagine che la società di massa ha imposto loro, di chiudersi nella criminalità di quartiere e di emarginare chi invece cerca una vita diversa, più “normale”.

Eppure le famiglie nere, ci ricorda Jahkor, anche nei quartieri più difficili, non sono tutte dedite alla mala vita, anzi, ci sono famiglie umili ma oneste, e proprio su quelle bisogna far leva per risollevare intere aree della società. Bisogna dare sostegno ai figli di quei lavoratori che vogliono emergere con i loro talenti, senza dimenticarli o abbandonarli come accade a Lanmark che, invece di diventare un esempio di riscatto sociale, appare ai suoi amici come l’ennesima vittima di un ordine sociale da rifiutare e sovvertire.

Un dovere etico

Dunque un film drammatico a tutti gli effetti, che si svolge su tre piani temporali: l’infanzia di Jahkor, i mesi prima del duplice omicidio da lui compiuto e la sua vita in carcere.

Tre piani temporali che, se apparentemente molto distanti tra loro, ci rendono chiaro come il seme del giudizio e le basi del successo personale, non inteso come successo economico o professionale, ma come soddisfazione rispetto alla vita che si sa conducendo, si pongono sin dall’infanzia intrecciando mille variabili.

Appare chiaro come nessuno sia immune dalla responsibilità che ha nella vita altrui, soprattutto dei più piccoli perché è vero che la responsabilità (penale) è personale, ma la responsabilità (educativa) è genitoriale, familiare e sociale, è un dovere etico comune dal quale nessuno di noi deve sentirsi esente. Siamo animali sociali, lo diciamo sempre, e per questo obbligati a prenderci cura gli uni degli altri, e a fare in modo che nessuno si trovi mai nella condizione di poter prendere scelte di vita totalmente sbagliate.

A presto,

Giancarla.

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