Self-made: la vita di Madam C. J. Walker – miniserie

Trama: Sarah è una mamma sola afroamericana che vive negli Stati Uniti di fine ‘800. Dopo anni difficili, grazie ad un incontro casuale, ottiene l’occasione della vita diventando venditrice di un particolare prodotto per capelli. Tratto da una storia vera.

Anno: 2020   Paese: USA
Titolo originale: Self Made: Inspired by the Life of Madam C.J. Walker
Durata: 45-50min   Episodi: 4
Genere: biografico   Voto: 3/5

Ispirato alla vera storia di Madam Sarah C. J. Walker, la miniserie ripercorre la vita di una delle donne più significative del ‘900: la prima donna a “farsi da sè” inseguendo il “sogno americano”.

Quattro puntate di produzione americana con attrice protagonista Octavia Spencer che, con la maestria solo di una professionista di lunga esperienza, puntata dopo puntata ci accompagna lungo l’intero arco della vita di Madam C.J. Warker, mostrandone determinazione ed intraprendenza.

Tutti moriremo, non posso controllarlo. Ma posso controllare come verrò ricordata e ciò che lascerò quando andrò via”.
– Madam C. J. Walker.

Mix di stili

Con un abile gioco tra narrazione storico-biografica e musiche moderne, si entra in contatto con i primi decenni del ‘900 scoprendo una versione degli afro-americani del tutto inedita. Almeno per me.

Normalmente, infatti, si pensa agli afro-americani sempre in una posizione implicitamente subordinata rispetto ai bianchi – almeno fino agli anni ’60 -, mentre qui la storia ce ne regala un’immagine forte, di uomini e soprattutto di donne che, pochi anni dopo la fine della schiavitù, sono determinati a realizzare i propri desideri, costi quel che costi. È in tale contesto che si inserisce la figura di Madam C. J. Walker.

Una versione di Madam Walker inaspettata

Una bella produzione con bravi attori, coinvolgente al punto giusto, senza gridare al capolavoro, ma abbastanza ben fatta da catalizzare un paio di serate.

Personalmente penso che la durata di sole 4 puntate in questo caso sia stata più che azzeccata in quanto, se fosse durato di più, mi avrebbe stancato. Perché? Perché Sarah, per quanto determinata e d’esempio sotto tanti aspetti, a tratti risulta inaspettatamente antipatica.

Se la resa del personaggio, data la storia che porta sulle spalle, dal principio ce la fa amare, alla lunga, per suoi atteggiamenti superbi, ce la fa scadere completamente ponendoci nel dubbio su come sia stata la reale Sarah Walker e se anche lei non fosse così fastidiosa. Io mi auguro sia stata “solo” una scelta (sconsiderata) del regista per umanizzarla e non idolatrarla, altrimenti sarebbe proprio una bella delusione.

La figlia Leila

Al contrario, poco veritiera si sa sicuramente essare l’immagine data dell’unica figlia di Sarah, Leila, la cui storia è stata stravolta.

Quest’ultima infatti, se nella miniserie viene lasciato intendere essere omosessuale, nella realtà, seppur vicina al modo lgbtq di quegli anni, ha avuto ben tre matrimoni etero.

Fatto a suo carico corrispondente alla realtà, invece, è stata la scelta di adottare una ragazza sia per affetto che per dare seguito alla dinastia della famiglia in quanto da nessuno dei suoi matrimoni è nato un erede.

Grazie Netflix

Nonostante la licenza cinematografica concessasi dal regista, di certo non possiamo non riconoscere a Self Made il grande merito di aver reso nota a molti di noi una storia a dir poco interessante che, se non fosse stato per Netflix, non avremmo mai conosciuto.

Da vedere dunque, ma senza aspettarsi di strapparsi i capelli – scusate l’allusione non voluta.

A presto,

Giancarla.

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