Trama: Esther è una giovanissima ebrea appartenente alla comunità ultraortodossa di New York. Ama le sue tradizioni e la sua famiglia ma una personalità forte e il passaggio all’età adulta con un precoce matrimonio combinato, la spingono a cercare altro per se stessa e a pianificare la sua fuga verso l’Europa. Ispirato ad una storia vera.
Anno: 2020 Paese: Germania- USA
Titolo originale: Unorthodox Durata: 60min
Episodi: 4 Genere: dramma biografico Voto: 4,5/5
Vi ho parlato di Deborah Feldman raccontandovene la storia e anticipandovi che a lei si ispira la nuova serie tv Netflix Unorthodox. Oggi, come è giusto che sia, commentiamo proprio Unorthodox.
La potenza indiscussa della serialità americana
Acclamata dalla critica, senza mezzi termini vi informo che Unorthodox lascia ben poco alle opinioni personali. É un ottimo prodotto frutto della collaborazione tra Germania e Stati Uniti, figlia della Dea Madre Netflix US e classico esempio di come ancora oggi a dettare le regole del mercato delle serie tv, siano sempre gli americani.
La competenza tecnica è evidente così come lo è la cura del dettaglio, vero cavallo di battaglia in una serie che ha da sfondo la vita della comunità di Williamsburg, tanto popolare quanto misteriosa. Un esempio? Buona parte dei dialoghi è in yiddish, la lingua parlata dagli ebrei europei che non solo non è mai stata la protagonista di una produzione internazionale di questo genere, ma non è neanche di facile accesso per i non ebrei, perciò, seppur il cast sia in buona parte ebreo con annesse dovute necessarie consulenze esterne, potrete facilmente immaginare quale cappillare lavoro ci sia voluto anche solo per scrivere un dialogo, renderlo veritiero e poi realistico con l’interpretazione degli attori.
Altrettanta cura è stata messa nei costumi, nella riproduzione degli ambienti e delle tradizioni, realizzate solo a seguito di osservazioni sul campo quasi in incognito e consigli di ex appartenenti alla comunità stessa. Insomma, un lavoro mastodontico.
La trama tra realtà e finzione…
Come vi dicevo, ci si è ispirati alla storia di Deborah Feldman a cui si deve anche un grande contributo per la veridicità dei contenuti. Ma quanto c’è di corrispondente rispetto ai fatti accaduti nella sua vita? Un 50%.
Fino al momento in cui Esty non decide di fuggire, i fatti sono pressoché fedeli alla vita di Deborah. L’unica grande differenza sta nel fatto che quest’ultima decide di andar via più tardi, non a 18 anni, ma a 23 e con il suo bambino di 3 anni e, non avendo nessun aggancio lì, giunge a Berlino solo dopo l’uscita del libro Unorthodox, mentre nella miniserie si vede Esty fuggire da sola direttamente in Germania.
Altra grande differenza sta nella vita che Deborah ed Esty vivono a Berlino. Se la prima vi giunge già da nota scrittrice, in Unorthodox – la serie, Esty vi giunge da fuggitiva facendo amicizia con i ragazzi di un conservatorio decidendo poi, a sua volta, di provare ad entrarvi.
Per espressa scelta di sceneggiatori e regista si è deciso per ora di rendere la vita di Esty ancora lontana dal riverbero del successo portato a Deborah dall’uscita del suo libro e di traslare il suo talento per la scrittura nell’amore di Esty per la musica.
…con una piccola ma significativa pecca.
Dicevamo che la separazione tra realtà e finzione avviene con l’arrivo di Esty a Berlino, ed è proprio qui che si nota una falla nella trama.
Esty è una ragazza acuta ma anche spaventata dal mondo che le appare curioso ma del tutto ignoto. Nonostante questo, nel giro di pochi istanti la vediamo dare fin troppa confidenza ai ragazzi del conservatorio, decidendo non solo di inserirsi dal nulla nelle loro dinamiche relazionali, ma anche di mettersi in macchina con loro appena conosciuti, di andare in una località lagunare a lei ignota e di spogliarsi letteralmente dei suoi abiti Satmar. Qualsiasi persona vagamente timida non avrebbe mai agito in questo modo, peggio che mai se si pensa ai trascorsi di Esty che non è mai uscita da Williamsburg: va bene la licenza cinematografica, ma pensarla così spigliata nell’arco di un giorno è del tutto irreale.
Uno dei titoli più meritevoli tra le novità di Netflix 2020
Di fatto, questa trascuratezza si identifica come un’eccezione che conferma la regola della cura dedicata alla realizzazione della miniserie, non minando affatto il trasporto che le vicissitudini di Esty generano nello spettatore.
Un’ulteriore piccola critica negativa? Nonostante i grandi elogi rivolti alla giovane attrice che interpreta la protagonista, sicuramente promettente, io non l’ho amata particolarmente: l’ho trovata povera di espressività, sempre con un sopracciglio più alto dell’altro… non so, non mi ha convinta. Ma questa è solo una mia impressione, che non deve farvi desistere dalla visione di Unorthodox, uno dei titoli più meritevoli tra le novità Netflix 2020.
A presto,
Giancarla.