Storia di un matrimonio

Trama: Charlie e Nicole sono insieme da 10 anni, sono sposati, hanno un bambino di nome Henry e condividono il lavoro in una compagnia teatrale di New York. Innamorati e molto affiatati, a causa di divergenze quotidiane entrano in crisi decidendo di separarsi. La situazione si complica quando entra in scena l’avvocato di Nicole, Nora Fanshaw.

Anno: 2019   Paese: USA
Titolo originale: Marriage story   Durata: 136min
Genere: drammatico   Voto: 4,5/5

Appena in tempo, come promesso ad inizio anno, vi propongo la recensione di Storia di un matrimonio, la seconda pellicola Netflix dopo The Irishman con il più alto numero di candidature per la notte degli Oscar 2020, prevista per la sera del 09.02.2020. Avrei voluto recensiere anche I due papi, terza pellicola in ordine per candidature ricevute ma a seguito di cambiamenti che hanno coinvolto la mia vita negli ultimi mesi non cel’ho fatta (ho cambiato lavoro e non solo, appena mi orienterò meglio ve ne parlerò). Vorrà dire che la recensione de’ I due papi sarà sarà postuma alla premiazione approfittandone per confrontarci sugli esiti generali della serata.

Un “filmone”

Storia di un matrimonio è un “filmone” sotto tutti i punti di vista, sia positivi che negativi. Tanto per iniziare dura più di due ore, tratta un tema delicato come quello della fine di un matrimonio e ha due coprotagonisti eccezionali come Scarlett Johansson e Adam Driver, in grado di incollare allo schermo per diversi minuti e seguire la loro lite furibonda in un ambiente quasi asettico riuscendo a focalizzare l’attenzione di chi guarda esclusivamente su di loro.

Dicevamo che Storia di un matrimonio è un “filmone” in quanto tra le altre cose, è un lento e inesorabile crescendo di empatia tra spettatore e personaggi. Inizialmente, a dire la verità, è anche un po’ troppo lento tanto da indurre a controllare quanto manchi alla fine, ma con un po’ di pazienza, la narrazione spiega le vele in modo direttamente proporzionale al naufragare inesorabile del matrimonio tra Nicole e Charlie.

Nicole e Charlie soli tra la folla

E dal momento in cui Nicole incontra Nora (Laura Dern), avocatessa senza scrupoli che pone il carico da 90 sulla seperazione, simpatizziamo per Charlie, marito fedrifago che nonostante il suo errore, ci appare così solo ed in balia di tutto e tutti che non possiamo non svillupare un forte senso di protezione nei suoi confronti.

Marriage story, regia di Noah Baumbach, è un film delicato nonostante il tema trattato: toni pacati, sorrisi e sottili tenerezze sono il suo leit motiv, lasciandoci intendere che seppur in crisi relazionale, tra Nicole e Charlie ci sia un profondo legame di rispetto reciproco incomprensibile per un avvocato squalo come Nora, interessata a schiacciare la controparte ancor più dei suoi stessi clienti. Ciò che nel giro di poco ci risulta lampante é che, se non oggetto delle cattive influenze esterne, Charlie e Nicole troverebbero facilmente un accordo se non addirittura un ricongiungimento.

Una coppia come tante travolta dagli eventi, che ci coinvolge ed emoziona

Notiamo dunque una coppia travolta dagli eventi – motivo che pone fine a fin troppe relazioni – che, seppur ben disposti l’uno nei confronti dell’altra, toccano il fondo del loro legame nel passaggio più delicato di tutta la pellicola: la furibonda lite succitata che non fa che trascinare lo spettatore nel fondo della loro disperazione.
Un “filmone” psicologico e coinvolgente che fa leva sull’emotività dei protagonisti per raggiungere quella degli spettatori.

Non adatto certamente a chi soffre per la fine di una relazione, e in generale non a chi ha un animo eccessivamente sensibile, è un film impegnativo la cui unica vera forza risiede nell’interpretazione dei suoi attori che, insieme al regista e a tutta la troupe, hanno comprensibilmente meritato già diversi premi tra Golden Globe, Coppa Volpi, Leone d’Oro ecc. e, nella notte tra il 09.02 e il 10.02, saranno in lizza per gli Academy Adwards come Miglior attore protagonista (Adam Driver), Miglior attrice protagonista (Scarlett Johansson), Miglior attrice non protagonista (Laura Dern), Miglior sceneggiatura origiale (Noah Baumbach), Migliore colonna sonora (Randy Newman) e, dulcis in fundo, Miglior film (Noah Baumbach, David Heyman).

A presto,

Giancarla.

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