Bruce Lee: un ponte tra Oriente ed Occidente. La fedeltà alle tradizioni e l’amore per il rinnovamento.

Bruce Lee è un personaggio noto a molti. Tutti lo conoscono per i suoi film con sfondo le arti marziali, molti lo conoscono per le sue incredibili doti marziali, gli appassionati lo conoscono come il fondatore del Jeet Kune Do. Basta soffermarsi solo sulle tante apposizioni che precedono il suo nome per comprendere quanto la sua vita, seppur breve, abbia lasciato un segno indelebile in quella di molti che a lui si sono ispirati.

Bruce Lee finora è la persona la cui vita è stata la più breve rispetto a tutte quelle di cui fin qui abbiamo parlato e per questo ci permette di comprendere ancora una volta cosa significhi vivere una vita resiliente: non vuol dire “farcela” a livello materiale, bensì “farcela” a livello psicologico riuscendo a mantenere l’equilibrio mentale e la coerenza con se stessi senza farsi abbruttire dalla vita nonostante le difficoltà.

Bruce Lee per il grande apporto dato alle arti marziali, pur non considerandosi tale, da chi lo segue ancora oggi è considerato un maestro; nella sua giovane ma intensissima vita, è stato di fatto in grado di essere ancor prima che un maestro di arti marziali, un maestro di vita più di quanto lui stesso abbia mai potuto immagnare.

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Infanzia

Bruce Jun Fan Lee, nato il 27.11.1940 a San Francisco, è il quarto di una famiglia di cinque figli. Di origine cinese, è figlio di una coppia di attori dell’opera cantonese che poco dopo la sua nascita, torna a vivere d Hong Kong.

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Fin da piccolino si dimostra un bimbo molto attivo, sempre in movimento, a volte un po’ irrequieto rischiando non di rado di mettersi nei guai in risse tra ragazzi inglesi e cinesi fuori da scuola (Hong Kong era una colonia britannica).

Per questo, pur appassionato di danza, appreso qualche rudimento di Tai Chi dal padre, giovanissimo si iscrive alla scuola di Wing Chun, una branca del Kung Fu. Sotto la guida degli insegnamenti del famoso Maestro Yip Man decide intorno ai 12 anni, di dedicarsi assiduamente alla pratica e allo studio delle arti marziali.

Con Yip Man, oltre alla pratica fisica, studia anche il taoismo e molta filosofia orinetale tra le quali i pensieri di Buddha, Confucio, Lao Tzu.

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Il trasferimento negli Stati Uniti

Nonostante la crescita, Bruce continua a dimostrare un temperamento molto sanguigno e poca voglia di studiare abbandonando gli studi prima del diploma.

A diciott’anni, coinvolto in una sfida tra scuole di arti marziali e reagendo ferocemente al colpo di un rivale, ferisce seriamente al volto il suo avversario procurandosi una denuncia dalla famiglia del ragazzo.

Preoccupati per il futuro del figlio, i genitori di Bruce decidono di mandarlo a vivere da un caro amico a San Francisco. È il 1959, Bruce ha 19 anni e lascia la scuola di Yip Man dopo 5 anni. Tra i compagni di allenamento probabilmente determinnti per la sua formaizione, il praticante Wong Shun Leung.

Anche negli USA la vita da immigrato non è facile, Bruce infatti è spesso oggetto di liti per questioni razziali.

Dopo poco, si trasferisce a Seattle lavorando come cameriere e decidedo di tornare a scuola. Nel 1962, a 22 anni, si diploma alla Edison Technical School e poco dopo si iscrive alla facoltà di filosofia dell’Università di Washington.

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Il Kung fu in Occidente

Facendo di necessità virtù, anche negli Stati Uniti Bruce continua a praticare le arti marziali incuriosendo molti amici e conoscenti, all’epoca allo scuro delle arti marziali orientali ancora gelosamente custodite dalle comunità asiatiche.

Notando l’interesse, Bruce pensa bene di provare a diffonderle anche in Occidente.

Le arti marziali non sono uno sport

Un aspetto ignoto al mondo occidentale con cui da subito Bruce ha dovuto scontrarsi è stato il concetto stesso di arte marziale, da non poter accomunare ad una mera disciplina sportiva, per quanto quest’ultima possa apparire rigorosa.

Nel mondo orientale infatti, l’arte marziale poco si accosta al semplicistico concetto di autodifesa, bensì si identifica nel sostantivo di arte ossia, al pari di qualsiasi altra forma artistica le arti marziali si intendono come un’attività creativa di produzione, espressione e accrescimento personale attraverso tecniche e pratiche fisiche, riconducibili anche al combattimento (aggettivo marziale) ma che, ancora prima del combattimento, della difesa e dell’attacco prevedono una forma di esplorazione della propria persona volta al raggiungimento di un climax di maturazione tale da riuscire ad elevarsi ad una condizione mentale e fisica superiore alla media volta a superare ogni forma di contrasto che si interpone tra noi e il nostro equilibrio interiore. Sia questo contrasto fisico o mentale.

Dunque la parte del combattimento con l’avversario che più colpisce l’occhio di un occidentale è di fatto solo la fine e allo stesso tempo l’inizio di un cammino di crescita personale che dura una vita intera.

Far entrare il pratico mondo occidentale, soprattutto statunitense, in una visione spirituale della vita per Bruce Lee non è stato facile. E ancor meno lo è stato far accettare agli orinetali che egli stesse rivelando al resto del mondo uno stile di vita secolare al limite del religioso.

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La crescita costante

Noto per la sua indole fin troppo irrequita, Bruce oltre che per il voler diffondere le arti marziali in Occidente, si distingue anche per la sua curiosità.

Sceglie di non focalizzarsi esclusivamente su un’unica disciplina marziale come era normale fare per un praticante fino a quel momento, ma opta per una continua ricerca di miglioramento personale, spingendosi costantemente oltre ogni suo limite decidendo di studiare molte altre discipline oltre al Wing Chun. Il suo obiettivo è di trovare una forma di combattimento più adatta a compensare i limiti umani, volta a economicizzare energie e movimenti.

Così facendo, Bruce asplora tante altre discipline marziali come il Kali filippino con il suo fedele amico ed allievo Dan Inosanto, il Judo, il Pugilato, la Lotta libera, il Karate e altri stili di Kung fu.

Non contento si dedica letteralmente allo studio di ogni disciplina con cui entra in contatto creando una biblioteca personale piena di volumi su ogni genere di filosofia, stile e arma da combattimento.

1964

Il 1964 è per Bruce un anno importante. Si trasferisce in California e, dopo essersi conosciuti all’università, sposa la sua fidanzata Linda Emery con la quale nel 1965 ha il primo figlio Brandon e nel 1969 la seconda figlia Shannon Emery.

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In questo stesso anno avviene la sua famosa esibizione in occasione degli Internazionali di Karate di Long Beach, iniziando a dare prova delle sue intuizioni in campo marziale.

Dopo diverse apparizioni cinematografiche in giovane età a seguito anche del lavoro di attori dei genitori, è grazie all’esibizione a Long Beach che Bruce attira l’attenzione di Hollywood.

La carriera cinematografica

Il produttore William Dozier, dopo aver visionato i filamti di Long Beach, colpito dalle notevoli doti fisiche di Bruce, lo invita per un’audizione. Da questa, Bruce ottiene una parte nella serie televisiva Il calabrone verde e in Batman e successivamente in Ironside, Longstreet, Here Come the Brides, Blondie e, nel 1969 nel film L’investigatore Marlowe.

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Il primo ruolo da protagonista arriva con i film Il furore della Cina colpisce ancora del 1971 e Dalla Cina con furore del 1972, diventando una celebrità a livello internazionale.
A seguito del grande successo, in società con Raymond Chow della Golden Harvest fonda una propria casa di produzione, la Concord Production Inc.

Nel 1972 co-produce, scrive, direge ed interpreta L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente. Qui compare Chuck Norris con il quale in una scena diventata iconica nel cinema delle arti marziali, combatte al Colosseo.

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Nel 1973 ottiene il ruolo di protagonista in I 3 dell’Operazione Drago, la cui uscita sarà postuma alla sua morte il 24 agosto 1973 consolidando l’immagine di Bruce come leggenda delle arti marziali. Per questo film ottiene anche l’incarico di coreografo per le scene di combattimento e co-produttore con la sua Concord Production Inc.

La continua ricerca personale

Nonostante l’avviarsi della carriera cinematografica, Bruce continua il suo studio delle arti marziali arrivando nel 1966 a fondare il Jeet Kune Do (JKD), “la via per intercettare il pugno”. Si tratta di un metodo di ricerca personale che, sebbene in prima istanza fornisca una risposta alla domanda “come posso sopravvivere e affrontare un combattimento reale?”, si sviluppa in un mezzo per riuscire realmente ad esprimere se stessi. Tuttavia, anche a seguito della notorietà ricevuta attraverso i film, in seguito Bruce si pentí di aver coniato il termine Jeet Kune Do, in quanto non trattandosi di una nuova tipologia di arte marziali, moltissimi praticanti travisarono il suo messaggio, identificando il JKD come un nuovo sistema di combattimento. Per questo, per Bruce è sempre stato più facile dire cosa “non è” il Jeet Kune Do, piuttosto che darne una definizione cristalizzata.

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Il simbolo del Jeet Kune Do.

Una grande prova di forza

Nonostante la sua vita fino a quel momento non fosse stata semplicissima seppur già corredata di alti e bassi degni di un film autobiografico, una grande prova di forza Bruce Lee la dimostra nel 1970.

Il 13 agosto 1970 e non ha ancora compiuto 30 anni quando a causa di un errato preriscaldamento in un allenamento di sollevamento pesi, subisce un grave infortunio che gli procura uno stiramento al quarto nervo sacrale, nella parte inferiore della schiena, che lo paralizza per lungo tempo.
Durante il periodo di convalescenza, non potendosi dedicare all’allenamento del corpo, si concentra esclusivamente su quello della mente concentrandosi sullo studio delle religioni, della filosofia, delle arti da combattimento e degli scritti di Jiddu Krishnamurti.
In questo periodo documenta anche i metodi di allenamento del Jeet Kune Do in seguito raccolti e pubblicati dalla moglie Linda nel libro The Tao of Jeet Kune Do.

Nonostante tutto, nell’arco di sei mesi, Bruce riusce a recuperare completmente agilità, velocità e potenza.

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La tragica morte

L’improvvisa morte di Bruce Lee, per lo sgomento suscitato nel mondo dell’epoca è paragonabile a quella di Marilyn Monroe e John Lennon. Parliamo del massimo esponente nel suo campo, un mito per molti ancora oggi che, improvvisamente a 33 anni non ancora compiuti, viene ingiustamente a mancare.

Le ipotesi, le valutazioni e le speculazioni sul tragico avvenimento anche a distanza di dedenni non cennano a diminuire lasciando, a mio avviso, anche spazio ad un po’ di squallore. Quel che faremo qui sarà solo ripercorrere i fatti accaduti avendo rispetto per la persona ancor prima del personaggio.

Tutto inizia il 10.05.1973 durante il doppiaggio de I 3 dell’Operazione Drago. Bruce si allontana per andare in bagno quando viene colto da un attacco di vomito, febbre alta e forti convulsioni.

Trasportato urgentemente in ospedale, gli viene riscontrata la presenza di un edema cerebrale (un eccessivo accumulo di fluidi a livello cerebrale). Somministratogli un medicinale volto a ridurlo, i medici gli salvano la vita appena in tempo.

Due mesi dopo però, il 20.07.1973 lo stesso malore lo coglie nuovamente mentre è ad Hong kong per un viaggio di lavoro. Decidendo di andare a riposare in preda ad una forte emicrania, Bruce non si risveglierà mai più.

Portato in ospedale con immenso ritardo, se ne può constatare solo il decesso intorno alle ore 22.00.

Sottoposto ad autopsia 36 ore dopo, gli esiti non sono univoci bensì si ipotizzarono molteplici cause e concuase che avrebbero condotto Bruce Lee alla morte, tra queste l’eccessivo stress fisico, una reazione allergica e dei colpi violenti subiti sul set.

La poca chiarezza in merito alle dinamiche della sua morte non fa fatto altro che generare ulteriore curiosità nel pubblico, consacrando ulteriormente Bruce Lee ad icona. Ancora oggi oggetto di discussione, le teorie cospirazioniste non mancano, ipotizzando avvelenamenti e complotti mafiosi.

Una vita resiliente breve ma intensa

Personalmente preferisco non addentrarmi in ipotesi e valutazioni per dar spazio invece all’immenso bagaglio culturale che questo giovane uomo è riuscito a lasciare in eredità nonostante la sua breve vita.

Bruce Lee è stato ed è ancora un esempio di persona resiliente, ma perché? Perché è stato in grado di fondere come nessuno prima di lui in un unicuum originale ed omogeneo i mille aspetti differentemente identitari che hanno segnato la sua vita, amalgamandoli tutti senza trascurarne alcuno nonostante gli infiniti attacchi fisici e psicologici ricevuti anche dopo la sua morte.

Nato in Occidente da una famiglia orientale, vive la sua vita portando avanti le più antiche tradizioni asiatiche esportandole con orgoglio e senza paura dove mai nessuno aveva osato; facendole apprezzare, diffondere e rinnovare costantemente con umiltà intensificando il suo studio e la sua ricerca in modo direttamente proporzionale alla propria maturazione  personale.

Bruce Lee, l’asiatico più noto dell’epoca moderna, è stato in grado di fondere nella sua persona il meglio del mondo occidentale e di quello orinetale, riuscendo a generare qualcosa di nuovo fino ad allora mai ipotizzato quale è il Jeet Kune Do, dando vita coerentemente anche nel suo privato ed in tempi non sospetti, ad una famiglia interrazziale per molti ancora oggi inconcepibile.

Ma ancora, la grandezza di un personaggio come Bruce Lee sta nel desiderio intrinseco di apertura e condivisione: condivisione di saperi e del meglio di sé. Una volta giunto alla notorietà cinematografica avrebbe potuto abbandonare la pratica viscerale delle arti marziali per dedicarsi esclusivamente al cinema eppure lui, sempre coerente con sé stesso, ha continuato il suo accrescimento personale serrando ulterioremnte i suoi studi, non disdegnando l’insegnamento e considerando fondamentale la diffusione delle sue deduzioni. Queste ultime, ancora oggi, all’origine del suo mito.

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Bruce Lee giace nel Lake View Cemetery di Seattle accanto al figlio Brandon a sua volta venuto a mancare prematuramente nel 1993 in tragiche circostanze sul set de Il Corvo.

 

A presto,

Giancarla.

Fonti: Auralcrave; Biografie online; Supereva; Wikipedia.

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