Trama: Madrid, 1928. La prima Compagnia Telefonica del Paese assume centraliniste. Tra le tante aspiranti venute da tutta la Spagna, ci sono Lidia, Marga e Carlota sostenute da Angeles.
Anno: 2017 Paese: Spagna
Titolo originale: Las chicas del cable Episodi: 32
Durata: 40-50min Genere: di denuncia
Voto: 3,7/5
Ripropongo quanto dissi per Vikings: sono una persona semplice, ignoro una serie TV per anni e poi ne divoro tutte le stagioni in pochi giorni. Vikings è Vikings, ma più o meno lo stesso mi è accaduto con Le ragazze del centralino. Per anni l’ho snobbata perché nonostante ne sentissi parlare bene, il titolo mi sapeva di soap-opera ma, istigata da un’amica, qualche settimana fa mi sono decisa.
Ora, scusate, ma devo far riemergere l’adolescente che è in me! Dovete sapere che prima di vedere una serie tv o un film cerco di sentire o vedere meno recensioni/informazioni possibili per non farmi influenzare. Mi limito a leggere la trama, a farmi incuriosire dall’impacchettamento generale e da lì decido se buttarmi o meno, perciò spesso fin quando non la inizio, di una serie tv non so nulla se non qualche informazione basilare.
Bene, con Las Chicas del Cable è andata esattamente così e poco dopo aver premuto Play mi è preso un colpo! Ho visto prima Blanca Suarez alias Alba/Lidia (che sul momento aveva un volto familiare ma non riuscivo a riconoscere), poi ho visto Martino Rivas alias Carlos e, poco dopo Yon Gonzalez alias Francisco! Dio esiste! A molti di voi questi nomi non diranno nulla ma per me significano El Internado e una valanga di ricordi bellissimi!
Momento Flashback doveroso
Vi spiego: ho un particolare legame con le produzioni spagnole e latine perché quando ero adolescente, per questioni familiari, a più riprese ho passato diversi mesi in Spagna. Per questo motivo ho iniziato a masticare la lingua e ad addentrarmi nelle dinamiche locali, compresi gossip e tv. Tornata in Italia, soprattutto per non perdere la lingua ho continuato a seguire un po’ di tv spagnola e ora, grazie a Netflix, continuo ad allenarmi vedendo tutto in castigliano. Tra le diverse produzioni che ho seguito negli anni c’è proprio El Internado, una serie tv un po’ thriller un po’ teen drama ambientata in un collegio dove il protagonista è Martino Rivas che entra in competizione con Yon Gonzlaez che è fidanzato con Blanca Suarez. Insieme a loro ci sono altri ragazzi, le ship e il mistero non mancano e l’adolescente Giancarla rimaneva attaccata al pc ore e ore cercando di cogliere ogni parola.

Insomma, rivederli inaspettatamente tutti e tre insieme, non più adolescenti ma tre splendidi 30enni, è stato un tuffo nel passato, quante emozioni! Un po’ come sarebbe per molti rivedere dieci anni dopo gli attori di Joey, Dawson e Pacey lavorare insieme in un nuovo progetto. Mi sono quasi emozionata, lo ammetto!! Ho scoperto in verità che soprattutto Blanca Suarez e Yon Gonzalez hanno lavorato molto insieme in questi anni… e nulla, il mio cuore di giovane fan si gonfia di gioia ❤
Ma torniamo a Le ragazze del centralino
Le protagoniste, come sottolinea il titolo stesso, sono un gruppo di ragazze che, alla fine degli anni ’20 del ‘900, si trovano in una Madrid in evoluzione ad essere tra le prime donne di Spagna ad avere un lavoro e a raggiungere l’indipendenza. Sulla loro pelle capiscono oneri e onori che l’essere una donna libera ed indipendente comporta, soprattutto in una società ancora di stampo prettamente maschilista: sono costrette a porsi domande e a risolvere questioni che fino a quel momento erano risolte per loro sempre e solo dagli uomini, sperimentando cosa sia la libertà ma anche quali prezzi si debbano pagare per ottenerla e preservarla.
Sempre unite, dando prova di una solidarietà femminile che ancora oggi vacilla, affrontano ogni dinamica della vita delle altre: dalle questioni amorose e lavorative a quelle puramente identitarie e più intime. Unite si sostengono e cercano la loro nuova posizione in un mondo in rapida evoluzione.
Ma il cambiamento non tocca solo loro, influenza una intera società, chiedendo agli uomini in primis (fratelli, padri, colleghi e compagni) di raffrontarsi con una nuova figura femminile, le cui sembianze non sono ancora ben delineate ma che impone di apprendere cosa significhi starle accanto, appoggiarla, incoraggiarla e credere in lei.
Le dinamiche quindi, come plausibile in un racconto di vita verosimile, non si limitano a focalizzarsi esclusivamente sulla questione femminile, bensì vedono l’intrecciarsi di tanti aspetti connessi ad una società in trasformazione.
Accanto alla nuova immagine della donna, si ha una nuova immagine dell’uomo, ma anche dei generi, della sessualità, della genitorialità, dello scontro generazionale, della legge, del matrimonio, dell’attenzione posta nei confronti del futuro e della tecnologia.
Ogni personaggio poi, come facilmente intuibile, ha una sua storia che si sviluppa e avviluppa in un turbinio di dinamiche. Tra tutte non si può non citare Alba (Blanca Suarez, appunto) che, dopo anni di vita da sbandata, grazie ad un inganno riesce a crearsi una nuova identità e ad ottenere un lavoro alla Compagnia Telefonica. Compagnia nel frattempo guidata da Francisco, il suo amore di gioventù con cui non ha più contatti da più di dieci anni. I due saranno ovviamente destinati a rincontrarsi ma, si sa, dopo dieci anni le cose cambiano e, non solo Francisco è sposato con la figlia della famiglia proprietaria della Compagnia, ma suo cognato Carlos, ignaro del passato tra Alba e Francisco, dimostra da subito un particolare interesse per Lidia.
Tecnicamente parlando
Rimango del parere che le produzioni spagnole siano ormai maturate non avendo nulla da invidiare a molte serie tv americane e inglesi, anzi. Penso che colmato il vuoto tecnico, la recitazione più empatica degli attori spagnoli non faccia che renderle anche superiori.
Ecco, proprio rispolverando El Internado, ricordo perfettamente che tra il 2007 e il 2010 le scenografie spagnole davano ancora l’impressione dei cartonati e della cartapesta dietro ogni angolo. Erano presenti ancora alcuni errori grossolani come la comparsa di qualche microfono qui e là, il rumore dei passi su un parquet che sembrava quello degli allestimenti di Ikea e la fotografia non era delle migliori con dei colori un po’ svilenti. Si aveva ancora forte l’impronta da soap opera anche se molti attori erano decisamente bravi, perciò si chiudevano gli occhi e ci si limitava a seguire lo svolgersi degli eventi.
Negli ultimi anni, non so come, non so perché, tutto questo si è evoluto e almeno per quanto riguarda gli originali Netflix, le produzioni in castigliano continuano ad essere ben fatte, almeno secondo il mio gusto.
Differenze tra le 4 stagioni
Come comprensibile, le prime due stagioni sono sicuramente le più belle. É in queste che si svolge la storia principale intavolata nei primi minuti ed è in questi episodi che secondo me si sviluppa davvero l’idea originaria del telefilm. Le altre due danno un po’ la sensazione di un allungamento del brodo perché le dinamiche cardine de Las Chicas del Cable si sono chiuse e si cerca di porre nuova legna ad ardere.
La terza e la quarta stagione di fatto si sviluppano entrambe su un nuovo importante problema che, a dispetto delle singole vite, trascina le protagoniste in un vortice di eventi che va a dissolversi nelle ultime due puntate di ogni stagione. Questo forse rovina un po’ il ritmo del racconto perché proprio all’inizio della terza si assiste ad un episodio talmente eclatante da far perdere di credibilità al tutto, distraendoti dalla dinamica emotiva ed inducendoti a pensare “ eh, ma che sfiga! Ma tutto a loro?!”
Da questo momento l’intera serie cambia, si entra in dinamiche completamente nuove, con protagoniste ormai evolute rispetto alle ragazze che abbiamo conosciuto inizialmente e, a noi spettatori, non resta che rimanere in silenzio e cercare di capire quali sviluppi plausibili potranno verificarsi.
Quinta stagione in arrivo
Ebbene si, la mia sensazione di allungamento del brodo evidentemente non è condivisa da tutti poiché si è già confermata una quinta stagione. Ma vi dirò, nonostante quanto detto, sono molto curiosa di vederla perché, se da un lato dall’ultima puntata della quarta stagione si deduce un nuovo stravolgimento della storia, ciò che ne emerge è che si dipaneranno dinamiche talmente nuove da poter risultare estremamente interessanti: essendo all’inizio degli anni ’30, tutto si svolgerà con lo sfondo della Guerra Civile spagnola. Una robettina da poco, quindi.
A presto,
Giancarla.