Lo sport in questa rubrica ci darà grandi esempi, il ché non potrà non farci riflettere su quanto il praticare una disciplina fin da piccolissimi possa avere esiti inimmaginabili sulla vita di un essere umano e infatti, dopo un grande atleta come Alfred Nakache, torniamo a parlare di sportivi leggendari con Nadia Comăneci.
Nadia necessita di ben poche presentazioni data la notorietà che la investì fin da giovanissima, tuttavia, pur immaginando la forza fisica ed emotiva di questa incredibile ginnasta, data la sua grande riservatezza, ufficialmente di lei si sa ben poco.
Approfittando di alcune sue preziose interviste (n.d.r. link nelle fonti a fine pagina), proviamo a ricostruire i passaggi fondamentali della sua emozionante vita.
Infanzia
Nadia Elena Comăneci nasce il 12 novembre 1961 a Onesti, Romania da Gheorghe e Stefania-Alexandrina, che scelgono il suo nome ispirati dal film russo Nadezhda, dal nome della protagonista che significa “Speranza”.
Già dai tre anni Nadia inizia a praticare sport in modo costante e nel 1967 si unisce alla neonata società sportiva di ginnastica “Flacăra” con allenatore Valeriu Munteanu.
All’età di 6 anni viene notata dall’allenatore Béla Károlyi nel cortile della scuola mentre gioca con un’amica. Károlyi, alla ricerca di nuovi talenti, chiede alle due bambine di entrare a far parte della nuova società sportiva condotta insieme alla moglie Marta.

Nel 1969, Nadia partecipa per la prima volta ai campionati rumeni arrivando al 13º posto. Nel 1970 è alla sua prima competizione nazionale gareggiando per la squadra della sua città. Ha solo 9 anni e cade ben tre volte, tuttavia il team vince.
Nei due anni successivi si perfeziona vincendo i campionati Juniores e nel 1971, a 10 anni, è campionessa nella sua prima gara internazionale a Ljubljana, Yugoslavia.
A 12 anni, nel 1973, partecipa al Junior Friendship Tournament, un importante meeting fra giovani ginnaste, in cui si aggiudica l’oro nel concorso generale individuale, nel volteggio e nelle parallele asimmetriche.
Nel 1975, raggiunti i 14 anni, passa alla categoria Senior. Ai Campionati Europei di quell’anno tenutisi in Norvegia, batte la favorite Ludmilla Tourisheva e la nascente stella sovietica Nelli Kim. La stesso accade al test pre-olimpico per Montréal. Pur giovanissima, Nadia dimostra un temperamento determinato. Quando i giornalisti le chiedono spiegazioni riguardo Nelli Kim che l’aveva appena criticata, Nadia taglia corto con un secco:”Nelly Kim? Chi è?”, e la United Press International la nomina “Atleta femminile dell’anno”.
Il 1976, anno delle Olimpiadi, per Nadia si apre in grande stile. A marzo partecipa all’edizione inaugurale della American Cup al Madison Square Garden di New York. Sia nelle fasi preliminari che in finale al volteggio riceve il punteggio mai visto di 10.0, un’esecuzione perfetta senza deduzioni, aggiudicandosi anche il titolo generale. Tanto è l’entusiasmo intorno al suo successo che al momento della premiazione, un ginnasta americano poco più grande di lei le stampa un bel bacio sulla guancia.
Ma non è tutto, riceve altri due 10 nella prestigiosa competizione giapponese Chunichi Cup nel volteggio e alle parallele asimmetriche e la United Press International la nomina ancora “Atleta femminile dell’anno”.
Con tale palmeres e dopo anni di duri allenamenti (probabilmente anche di punizioni corporali), vita dimessa e dieta rigidissima, all’età di 15 anni non compiuti Nadia si appresta alla sua prima Olimpiade.
Olimpiadi di Montreal 1976: il 10 perfetto
Il 18 luglio 1976 Nadia Comăneci diventa la prima ginnasta nella storia dei Giochi olimpici a ricevere il massimo punteggio ottenibile alle parallele asimmetriche. Indimenticabile è il momento in cui le viene assegnato il voto di 1 dal tabellone in quanto i computer dei giudici non sono programmati per assegnare un 10.

Nel corso delle gare lo stesso accadde altre 6 volte, vincendo in tutto tre medaglie d’oro (concorso generale individuale, trave e parallele asimmetriche), una d’argento (concorso generale a squadre) e una di bronzo (corpo libero).
Nadia diventa un vero caso internazionale facendo impazzire i media. Così, la ragazzina che dai viaggi all’estero portava gomme da masticare, elastici per capelli e calzini colorati, diventa un’icona.
L’orribile risvolto della medaglia
Negli anni in cui Nadia trascorre le sue giornate in palestra, in Romania dal 1967 è in corso una dura dittatura ad opera di Nicolae Ceaușescu. Il popolo è ridotto alla fame e il Paese è poverissimo. L’attenzione portata da Nadia sul suo Paese è un occasione troppo ghiotta per la propaganda del Regime. Al suo rientro Nadia viene accolta con un clamore mai visto, invitata a palazzo più e più volte.

Non è ben noto cosa accade successivamente in quanto ancora oggi Nadia non parla di quegli anni, ma le cronache dell’epoca e molte voci di corridoio raccontano di una relazione forzata tra lei e Nicu Ceaușescu, il terzogenito del dittatore, notoriamente violento, con problemi di alcool e di 10 anni più grande di lei. Si racconta che Nadia subisse maltrattamenti fisici e psichici, cadendo in una forte depressione che la condusse a prendere peso e a tentare il suicidio ingerendo candeggina. Il tutto opportunamente occultato dal Regime.
Nonostante questo, Nadia continua ad allenarsi.
Continua a gareggiare
Agli europei 1977 conferma gli ori nel concorso generale individuale e alle parallele asimmetriche, mentre alla trave ottiene la medaglia d’argento. Ai mondiali del 1978 ottiene l’oro alla trave e l’argento nel volteggio e nel concorso generale a squadre, mentre nel concorso generale individuale chiude al quarto posto. Nel 1979 vince il titolo mondiale a squadre con la Romania e nuovamente l’oro agli europei nel concorso generale individuale.
Nel 1980 per le Olimpiadi di Mosca è al massimo della forma. Ottiene il secondo posto nel concorso individuale sfiorando l’oro, mantiene il titolo olimpico alla trave e chiude a pari merito nel corpo libero; inoltre vince la medaglia d’argento a squadre. Nel 1981 conquista cinque ori alle Universiadi.
Il ritiro
Nel 1981, il severissimo allenatore di Nadia, Béla Károlyi, approfitta di una trasferta negli Stati Uniti per fuggire dalla Romania insieme alla moglie. Chiede alla ragazza di andare con loro ma lei ha solo 20 anni e non è ancora pronta a lasciare per sempre la propria famiglia.
La fuga dei coniugi Károlyi ha un forte impatto tanto emotivo quanto materiale su Nadia infatti, per scongiurare una sua ipotetica fuga, l’attenzione da parte del Regime nei suoi confronti si inasprisce, impedendole da quel momento in poi, di lasciare il Paese per qualsiasi motivo.
A questo punto, avendo perso di fatto la propria libertà e la possibilità di confrontarsi con il proprio mentore, nel 1984, a soli 23 anni, poco prima delle Olimpiadi di Los Angeles, Nadia decide di ritirarsi dalle pedane e dedicare la sua vita all’allenamento degli atleti rumeni. Così passano altri 5 anni.
La fuga
È la notte del 27 novembre 1989 quando, camminando per 6 ore, Nadia fugge.
Aiutata dal suo amico Constantin Panait, valica la frontiera con l’Ungheria e in macchina, arriva in Austria. Qui raggiunge l’ambasciata americana e chiede asilo politico. Entrata come rifugiata politica, dal 1989 vive negli Stati Uniti.
Nel frattempo la cortina di ferro inizia a frantumarsi. L’URSS viene giù pezzo dopo pezzo e anche il Regime di Ceaușescu crolla. Il dittatore e sua moglie Elena vengono uccisi nel dicembre del 1989 mentre il figlio Nicu, dopo anni di galera, muore di cirrosi epatica nel 1996 a 45 anni.
Negli Stati Uniti Nadia inizia una nuova vita. Lavora grazie alla sua passione: tiene spettacoli, è invitata in tv ed è testimonial di brand sportivi, ma ancora non trova la propria serenità. Dopo anni di limitazioni e soprusi, vivere all’improvviso sola, in un Paese come gli USA dopo essere cresciuta in qualità di atleta olimpica dell’URSS, non è psicologicamente facile. Constantine Panait le è sempre addosso limitandone di fatto la libertà, in più Nadia al momento della fuga è irriconoscibile: è ingrassata e dimostra molto più dei suoi 28 anni.

Qualche giornalista lo nota e la critica spudoratamente sottolineando come Nadia si stia omologando al modello americano così come aveva fatto da bambina con quello comunista, come se non avesse una personalità (del resto quando gareggiava dicevano che non aveva emotività perché non sorrideva, chiamandola per questo robot). Da sovrappeso poi, Nadia non torna ad un corpo da ginnasta ma opta per una conformazione più vicina al fitness generando ulteriori critiche.
Durante le interviste rispondevo molto concisamente, forse è per questo che le persone mi giudicavano una specie di mistero, una persona fredda. In realtà sono una persona molto emotiva, ma sono cresciuta in un Paese dove non si ha l’abitudine di mostrare le proprie emozioni. Dentro di me scoppiavo dall’entusiasmo ma nessuno poteva vederlo. Adesso mi apro un po’ di più ma cerco ancora di tenere dentro molte cose anche se non è facile.
– Nadia Comăneci intervistata dalla ginnasta Mary Lou Retton agli inizi degli anni ’90.
Ma Nadia tiene duro ancora e aiutata dall’amico ed ex ginnasta Alexandru Stefu, allontana Constantin che riesce comunque a portarle via l’automobile e 150.000$.
Come se non bastasse, poco dopo Stefu muore in un brutto incidente di snorkeling e la serenità per Nadia è ancora un miraggio.
L’incontro che decide un destino
Nadia è invitata all’ennesimo show televisivo, ma non è la sola ospite. Con lei è stato invitato anche Bart Conner, il campione olimpico di ginnastica di Los Angeles 1984. Bart non è lì per caso, si è fatto appositamente invitare per poterla rivedere.
Lei non ricorda minimamente di conoscerlo, ma Bart dice di poterle dimostrare che si sono già incontrati e le mostra alcune foto.
Era lui il ginnasta americano che nel 1976, preso dall’entusiasmo per la vittoria le aveva dato quel bacio sulla guancia! Le spiega che ai tempi, neanche diciottenne, si era preso una cotta pazzesca per lei e che per questo era curioso di rivederla.
Nadia, toccata dalla sensibilità di Conner, in una pausa della trasmissione inizia a parlargli. I due si scambiano i numeri di telefono e diventano amici.
Grazie anche all’appoggio di Bart, Nadia viene introdotta nella comunità di ginnastica americana e insieme a lui inizia a gestire una scuola. Per 4 anni lavorano fianco a fianco e Nadia finalmente inizia a prendere in mano la propria vita.
Ritrovata la serenità, il rapporto tra lei e Bart cambia e nel 1994 si fidanzano.
Nel 1996, in diretta televisiva, con più di 10 mila persone per le strade, Nadia e Bart si sposano a Bucarest.
Oggi
Uniti in matrimonio da più di vent’anni, gestiscono insieme i loro affari vivendo a Montreal, la città che ha visto il trionfo di Nadia.
Il 3 giugno 2006, a 44 anni, Nadia dà alla luce il loro unico figlio Dylan Paul Conner.
Oggi Nadia e Bart sono proprietari dell’Accademia di ginnastica “Bart Conner”, dell’International Gymnast Magazine, della compagnia di produzione The Perfect 10 e di 4 negozi di articoli sportivi.
Ma Nadia è anche:
- vicepresidente del consiglio di amministrazione dell’International Special Olympics;
- presidente onoraria della federazione rumena di ginnastica e del comitato olimpico rumeno;
- ambasciatrice dello sport della Romania;
- vice presidente del consiglio di amministrazione di un’associazione per la lotta alla distrofia muscolare.
Infine è impegnata nell’apertura della Clinica per bambini Nadia Comăneci a Bucarest.
Nel dicembre 2003, ha pubblicato il suo primo libro intitolato Letters to a Young Gymnast.
Non mi dispiace lavorare duro e non mi lamento se lavoro duro. Credo che si debba lavorare a fondo per raggiungere certi livelli e credo di non cercare la strada facile per fare le cose. Ne sono fiera. Il lavoro duro e le ore trascorse in palestra sono servite al successo. Quando mi guardo indietro penso che lo sport sia straordinario, ogni sport è straordinario per i ragazzi perché offre una struttura, un’organizzazione. Attraverso esso si struttura la mentalità di stabilire obiettivi e io sono una persona che quando prende una decisione non esita, va fino in fondo sperando che tutto vada bene. […] Quando guardo indietro a tutto ciò che è accaduto nella mia vita non credo esista qualcosa che farei diversamente perché ogni piccola cosa fatta ha contribuito a formare la persona che sono oggi. Credo di aver dato alla mia generazione e a quella successiva la motivazione per iniziare, l’esempio del non arrendersi mai quando le cose si fanno più difficili.
– Nadia Comăneci, intervista di Global Conversation del 10.11.2014.
A presto,
Giancarla.
Fonti: Biografie; Global Coversation; marie claire; Nadia Comăneci Intervista;Riccardo Gazzaniga; Roba da DONNE; STORIE MALEDETTE; Wikipedia; Worldation.