Non votare è da fessi: vi spiego perché

Premetto che questo non è un articolo di propaganda politica, ma di puro risveglio del senso civico. Dunque non verrà menzionato alcun partito né si commenteranno esiti elettorali orientati.

Domenica 26.05.2019 si sono svolte le Elezioni europee e ciò che mi ha particolarmente colpito è stato l’astensionismo dilagante, soprattutto nelle regioni italiane più in difficoltà.

Spesso si sentono frasi come “nessun partito mi rappresenta”, “tanto non cambia nulla”, “sono tutti uguali”, “il mio voto cosa vuoi che conti?!” e con questo pensiero, proprio le aree sociali che più hanno bisogno di un’evoluzione si lasciano paralizzare.

Vi faccio l’esempio che conosco meglio: la Sardegna. Il caso ha voluto che sia stata la regione d’Italia con il più alto tasso di astensionismo: solo il 36.25% degli aventi diritto è andato alle urne e, nella cittadina di cui sono originaria io, su circa 30 mila abitanti, meno di 9.000 hanno votato. Questo mi ha veramente, ma veramente delusa. In Sardegna ci sono una miriade di arretratezze strutturali, manca il lavoro, spesso la terra sarda viene dimenticata dal governo centrale e le persone si sentono abbandonate rifugiandosi in un marcato desiderio di indipendentismo.

Bene, conoscendo questa situazione, fratelli sardi e non solo, sapere che avete demorso decidendo di non usare l’unico strumento concreto che avete a disposizione per cambiare le cose, mi ha mandata su tutte le furie!

Nel caso specifico sardo per esempio, questo ha determinato subito che nessun eurodeputato al parlamento europeo sarà sardo poiché, ovviamente, nell’ambito del Collegio delle Isole Sicilia e Sardegna, i candidati sardi hanno avuto talmente pochi voti da essere surclassati in toto dai colleghi siciliani. E’ vero che numericamente parlando gli elettori siciliani sono il doppio rispetto ai sardi, ma è anche vero che dopo la Sardegna, la Sicilia è stata la seconda regione per astensionismo.

La Formica, che odiava lo Scarafaggio, votò per l’Insetticida.  Morirono tutti, anche il Grillo che si era astenuto.

Con un esempio vi dimostro perché è fondamentale votare.

Un enorme problema delle due isole maggiori italiane è la continuità territoriale. Per chi non lo sapesse, gli abitanti delle due isole, data la loro posizione geografica non favorevole, hanno diritto ad alcune agevolazioni economiche nell’acquisto dei biglietti con destinazione lo Stivale. In teoria è un’ottima cosa, ma in pratica significa poter volare a tariffe agevolate dalla Sardegna solo su Roma-Fiumicino e Milano-Linate, viaggiare solo con la compagnia vincitrice dell’appalto e dover rientrare in specifiche categorie di cittadini per i quali l’agevolazione non è poi così vantaggiosa. E se non si ha diritto alla continuità, si pagano cifre spropositate come qualsiasi passeggero che vola per vacanza.

Come potrete ben capire un conto è volare per vacanza, un conto è volare per necessità o per rivedere la famiglia. Dunque quello della continuità è uno dei tasselli più delicati per gli isolani, sempre rivendicato e mai veramente ascoltato. E qui, miei amati isolani, vi voglio.

Se tutti i Sardi e tutti i Siciliani, iniziassero ad andare votare, sarebbero un bacino di voti di almeno 3 MILIONI di persone. Un numero impensabile per il contesto politico italiano, talmente grande da poter ribaltare un risultato elettorale. Un numero talmente importante che qualsiasi partito non lo potrebbe ignorare. E non poterlo ignorare significherebbe che, in buona o cattiva fede, qualsiasi partito interessato ad essere sostenuto, non potrebbe non ascoltare le richieste (come la continuità territoriale) avanzate da quella fetta di persone ed impegnarsi ad accontentarle.

La politica non è fatta per le persone deboli di cuore, perciò non penso sapremo mai se uno schieramento sostiene un’idea per una reale presa di coscienza o per tornaconto personale. Ciò che sappiamo però è che il meccanismo del voto funziona così: gli elettori scelgono chi e cosa gli piace e gli eletti, per non perdere consenso ed essere riconfermati, fanno quello che gli viene chiesto ma solo se gli elettori si dimostrano attenti e partecipi e non arrendevoli e rassegnati!

Se dimostriamo intelligenza e una volta tanto siamo uniti senza farci trascinare dalla corrente del “tanto fa schifo tutto” scaricando ogni responsabilità sugli altri, possiamo avere un peso enorme: noi facciamo numero. Se non votiamo, silenziosamente diamo il consenso ad ogni scelta altrui legittimando a non fare nulla perché i primi inetti siamo noi.

Ho fatto riferimento alla situazione delle isole ma ovviamente il discorso si applica a qualsiasi altro territorio e a qualsiasi altra problematica che si vuol far giungere a Palazzo Chigi.

Ragazzi, e mi riferisco letteralmente ai più giovani: non possiamo farci manipolare dallo sconforto (e dalla pigrizia) e gettare alle ortiche l’unico mezzo che abbiamo per riprenderci il nostro futuro. Fino a quando saremo cittadini italiani dobbiamo a noi stessi, ai nostri sacrifici e a quelli delle nostre famiglie, il diritto-dovere di voto.

In tempi peggiori i nostri nonni sono morti per questo e le nostre nonne hanno combattuto per dare a tutti e a tutte la possibilità di esprimere il proprio pensiero; ad oggi in molte Nazioni ancora si lotta per la democrazia ed il suffragio universale, noi non possiamo essere così stupidi! Questa è la nostra unica vera arma per risollevare il nostro Paese. Solo quando realizzeremo che l’Agire di ognuno di noi non è una goccia in mezzo al mare bensì una fondamentale tessera di un domino universale, allora forse ci risveglieremo e ci assumeremo tutte le responsabilità che ci spettano come cittadini con dolori, ma anche meritate gioie.

Dipende tutto solo da noi. E nonostante il clima di pessimismo che si respira, io ho ancora estrema fiducia in ognuno di voi.

A presto,

Giancarla.

3 risposte a “Non votare è da fessi: vi spiego perché”

  1. Mi piacerebbe avere la positività che ne traspare da questa lettera riguardo la politica. Ma ad oggi, il voto, per quanto mi riguarda non é più un diritto ma solo un elemento di ulteriore divisione classista con l’inevitabile conseguenza del solito dividi et impera inscardinabile e parte fondamentale del meccanismo politico odierno e passato.

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    • Ciao Valerio, capisco il tuo sconforto, non sei il primo e purtroppo neanche l’ultimo. A questo punto la domanda, forse banale, che faccio sempre è: “va bene, allora cosa proponi?”. Il voto rimane l’unico strumento civile che può usare un popolo.

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