Ed eccoci di nuovo ad aggiornarci sul mio percorso Montessori, in un Roma a tratti tanto calda da indurmi al giubbotto di eco-pelle.

Questa settimana, dopo 15 giorni di pausa, sono tornata a fare osservazione. Un’osservazione un po’ ambigua poiché invece che un nido, ho scelto di osservare uno studio pediatrico, uno studio pediatrico sulla Cassia, zona caratterizzata da grande melting pot etnico, culturale e sociale. Ho avuto modo di seguire tutte le visite, di osservare e fare domande su vari aspetti connessi alla salute del bambino togliendomi tante curiosità e imparando più cose di quante io stessa pensassi di poter imparare da educatrice in uno studio medico. Per un discorso di privacy preferisco non addentrarmi nei singoli casi, ma mi permetto di dire che una realtà così multietnica (quasi tutti i bambini visti erano di origine straniera), mi ha dato modo di vedere aspetti dell’infanzia non tipicamente occidentali che mai avrei potuto osservare in un contesto diverso, ma soprattutto, così come ho potuto apprezzare molte diversità culturali, ho avuto modo una volta per tutte di notare come alcuni aspetti cardine dell’infanzia e della genitorialità siano uguali per tutti i popoli del mondo: con immensa gioia, a dispetto di molti stereotipi, ho visto papà sempre molto presenti, letteralmente innamorati dei loro figli, attenti ad ogni sillaba detta dal medico, pronti ad affiancare le compagne e a non lesinare dolcezze né tenerezze nei confronti dei bambini. Insieme alla storia di una bimba in particolare, l’immagine dei papà che coccolano tra le braccia i loro figlioletti la serberò con cura, rispolverandola all’occorrenza nella mia professionalità. Confrontarmi con il dottore poi, è stato così stimolante che tutti questi elementi messi insieme, mi stanno facendo ipotizzare di tornare per un’osservazione extra dopo Pasqua. Vi farò sapere 😀
Venendo alle lezioni, queste sono sempre molto intense, con presentazioni rivolte ancora alla Vita pratica come l’apparecchiatura della tavola.

Nelle scuole Montessori, al momento dei pasti uno o più bambini sono incaricati di apparecchiare e in base all’organizzazione della scuola, di servire il cibo ai compagni.
Il bimbo che apparecchia per quel giorno assume il prezioso ruolo di cameriere, ambitissimo da molti poiché intriso del significato sociale di essere colui che consente agli altri di mangiare. L’autonomia, l’autostima, il senso di responsabilità e di comunità qui la fanno da padrone, rendendo l’apparecchiatura della tavola un momento dal profondo valore educativo. Dopo mangiato ogni bambino dà il suo contributo sparecchiando da solo il proprio posto. Ovviamente il tutto avviene sempre sotto lo sguardo attento e, se necessari, la guida e l’aiuto dell’educatrice.

Connesso al momento dei pasti, è il lavaggio dei piatti. Non si richiede di certo a bambini di 3 anni di fare i lavapiatti ma, a livello simbolico, sfruttando il momento di vita reale (pratica, appunto) utile sempre a favorire l’autonomia, si coglie l’occasione per mostrargli come lavare qualche stoviglia. Anche in questo caso, come in qualsiasi attività che preveda l’uso dell’acqua, spesso i bambini finiscono con l’appassionarsi e il voler lavare qualsiasi oggetto.

Arrivando a conclusione degli argomenti di Cura dell’ambiente, abbiamo iniziato ad addentrarci nella Cura della persona con attività come il lavarsi le mani.

Per il 27 marzo abbiamo avuto un’altra bella scadenza riferita alla consegna delle schede tecniche di tutte le attività svolte fino alla settimana scorsa e, per via della voluminosità delle presentazioni, alcune ore di lezione ci sono state tramutate in ore di esercitazione in cui mettere in pratica per noi e tra noi tutto ciò che stiamo facendo ultimamente. Dopo una serie di travasi solidi e liquidi, con qualche Manina abbiamo provato a lavare e stendere i panni: attività tutt’altro che facile se da presentare ad un bambino.

Altre ore di esercitazione ci saranno concesse la settimana prossima e sono certa che anche lì, ne vedremo delle belle 😀
A presto,
Giancarla.