Da quando siamo tornati dalla pausa natalizia i ritmi sono stati piuttosto incalzanti. Tra verifiche, osservazioni e seconda fase del corso, abbiamo conosciuto nuovi relatori e posto le basi per ciò che saranno gli esami finali, senza mai fermarci un attimo. Questa settimana invece, finalmente, abbiamo avuto in aula un clima più disteso e tra noi colleghe ci siamo potute divertire un po’ 🙂

Come anticipato nel titolo, anche questo lunedì, di buona lena, sono stata in un altro nido a godermi qualche pargoletto 0–3.
Il nido è Crescere insieme, in società con il Giardino dell’Infanzia visitato la scorsa settimana, con cui sostanzialmente condivide il progetto educativo. Nonostante questo, l’osservazione a Crescere insieme mi ha dato nuovi spunti di pensiero, permettendomi di prendere in considerazione ulteriori aspetti del lavoro di educatrice di nido.
Tanto per iniziare, la struttura in questione è STUPENDA, sicuramente la più bella tra le tre che ho visitato finora, classica scuola Montessori da catalogo, costituita da un grande open space suddiviso per aree solo dai mobili, tutti a misura di bambino, dai colori chiarissimi e inondati di luce! Credo che questo aspetto, quello della luce bellissima che entrava costantemente dalle porte finestre, è sicuramente l’elemento che più di tutti porterò tra i miei ricordi di questo nido. Mi ha colpita talmente tanto da averne parlato anche con l’educatrice di turno, poiché nei nidi tradizionali che ho conosciuto io, ogni parete era schermata e il contatto con l’esterno quasi evitato, come se non ci fosse.
Al contrario, qui i bambini possono vedere in ogni momento ciò che accade fuori e viceversa, perciò, dati i comprensibili timori odierni per la privacy dei dei minori, ho voluto approfondire la questione. Mi è stato spiegato che il quartiere in cui sorge la struttura, è relativamente tranquillo, che nelle vicinanze vivono molti parentadi distribuiti nelle varie villette, ergo si conoscono tutti, e che, in virtù di tutti i fattacci che si sentono al giorno d’oggi nelle scuole, permettere alle persone di vedere cosa accade all’interno, tranquillizza gli animi, e, in generale, toglie ogni curiosità riguardo alla vita in un nido. Va comunque tenuto a mente che ambienti più intimi come quelli destinati al cambio o al sonno sono ovviamente riparati da sguardi indiscreti, ciò che è visibile è solo l’area delle attività; inoltre i finestroni non sono direttamente sulla strada, ma danno su un cortile recintato che funge da filtro tra la scuola e la strada, permettendo visibilità, ma non eccessiva esposizione. Che dire? Questa soluzione così accuratamente studiata, per me è stupenda, e non essendo abituata ad un’organizzazione simile degli spazi, mene sono innamorata.
Altro elemento non di poco conto è il lavoro svolto da un’educatrice in particolare, probabilmente la più preparata che abbia incontrato in queste osservazioni, che è stata per tutto il tempo, sia con i bambini che con me, di una pazienza e dolcezza uniche! Pur non essendole dovuto, mi ha coinvolta nella vita del nido, rivolgendomi sempre la parola per spiegarmi ciò che stava avvenendo, offrendomi cibo quando gli altri mangiavano, invitandomi a muovermi serenamente nel nido… insomma, un gioiellino di ragazza che ha sacrificato anche una parte della sua pausa per continuare a parlare con me e darmi delucidazioni. Grazie mille veramente, le tue parole e la tua passione dopo tanti anni di lavoro, sono state preziosissime, spero di farne tesoro come meritano.
Ciò che forse mi è piaciuto di meno è stato il lavoro dei bambini nel senso montessoriano del termine. E’ vero che i bambini pare fossero in una fase di transizione, con i Medi che si stavano integrando con i Grandi da qualche settimana e che ci fosse una certa omogeneità delle età tra le due sezioni, però è anche vero che pur essendo febbraio, anche i Grandi erano un po’ caotici e imprecisi nel lavorare, imprecisione che invece non ho visto nel Girasole, dove i bimbi già a dicembre si vedeva che avessero ormai appreso regole di comportamento e di lavoro. Chissà il perché di questa cosa, forse perché nonostante la presenza di varie figure, a Crescere insieme era soprattutto l’educatrice già citata a stare dietro a tutto e tutti non riuscendo umanamente a seguire ogni cosa, mentre al Girasole era più evidente il lavoro d’équipe, seppur le ragazze fossero più giovani e meno esperte. Non saprei, sicuramente sarebbe stato necessario fare più osservazioni in una stessa struttura anche in momenti dell’anno differenti, però, lo sapete, già così è molto impegnativo per me, fare troppe osservazioni (e trasferte) sarebbe veramente impossibile. Ora ho in programma un’altra osservazione per il 25.02 insieme ad una Manina operosa, in una struttura che in molte ci hanno detto essere molto bella, speriamo!
Per quanto riguarda le lezioni, invece, questa settimana è stata proprio una pacchia! 😀
Non perché non si sia fatto nulla, ma perché abbiamo toccato molti argomenti più leggeri, abbiamo iniziato a soffermarci sul bambino tra i 3 e i 15 mesi ripercorrendo quelle che sono le sue necessità di libera Esplorazione sensoriale e approfondendo l’organizzazione che deve avere l’ambiente per un bambino di questa età. In virtù di ciò abbiamo visionato molti video e discusso in aula rispetto alle nostre riflessioni ed esperienze. Successivamente, abbiamo iniziato ad affrontare il tema delle attività pratiche da proporre ai bambini, queste rivolte invece ai pulcini più grandi, di circa 20-24 mesi, concentrandoci su pasta di sale e creta. Che velo dico a fare, manipolare pasta di sale e creta per noi è stata una goduria, soprattutto perché emotivamente ci è stato “chiesto” di metterci nei panni dei bambini.
Come è noto, nelle strutture Montessori per insegnare l’attesa e il rispetto reciproco, generalmente esiste un esemplare di ogni oggetto per tutti i bambini, che dovranno poi imparare a “dividerselo”; ed ecco che si ha una sola torre rosa, una sola scala marrone e… una sola postazione per usare la pasta di sale o la creta. Dunque anche noi, in 50 sebbene divise per 10 gruppi, con una sola postazione per la pasta di sale e una per la creta, come i bambini, abbiamo dovuto aspettare il nostro turno, limitandoci ad osservare o a fare altro nell’attesa, sempre con il principio supremo di non disturbare il lavoro altrui. E ragazzi, non è stato facile! 😀 Un po’ di perplessità è serpeggiata quando ci è stato detto che le regole del gioco che tanto vogliamo insegnare ai bambini, le dovevamo rispettare in primis noi, ma poi, decidendo anche di unirci e collaborare con altri gruppi per stare insieme e lavorare prima, così come spesso accade anche tra bambini, abbiamo trovato il nostro equilibrio e ci siamo divertite da matti!! Personalmente erano anni che non toccavo la pasta di sale e mai avevo toccato creta, perciò per me è stato un totale rievocare ricordi dell’infanzia e scoprire qualcosa di nuovo, farlo poi con le altre ragazza, più pazze di me, è stato veramente bello. Possiamo di certo affermare che questo meccanismo del provare sulla nostra pelle ciò che vivono i bambini è decisamente efficacie perché alla teoria, più che la pratica, si aggiunge l’emotività che è poi ciò che più di tutto spesso segna i nostri ricordi, le nostre azioni e ancor di più le nostre azioni future. Quindi pollice su per l’Opera Nazionale Montessori che anche questa volta ha colpito nel segno.

Tranquilli, dopo aver inzaccherato tutto, sedie comprese, di farina, acqua e creta, da brave maestrine abbiamo pulito tutto! 😀 C’abbiamo messo un’ora, ma abbiamo doverosamente pulito tutto.
A presto,
Giancarla.
Ps. un piccolo suggerimento per la ricetta della pasta di sale: all’acqua, il sale e la farina in parti uguali, aggiungete un filo di olio, renderà la pasta più morbida e liscia. Se volete renderla più divertente, aggiungete anche del colorante alimentare, i bambini ne rimangono entusiasti.