Trama: La Liberty High School è sconvolta dell’inspiegabile suicidio della studentessa Hannah Baker. Il coetaneo Clay Jensen, molto turbato dall’accaduto, riceve anonimamente una scatola contenente alcune audiocassette. Su di esse, Hannah ha registrato i 13 motivi motivi che l’hanno spinta a togliersi la vita.
Anno: 2017 Paese: USA Titolo originale: 13 Reasons Why Episodi: 13 Durata: 60min
Genere: Dramma adolescenziale Voto: 5/5
Tredici, tratto dall’omonimo romanzo di Jay Asher, è stata senza dubbio una delle serie più discusse del 2017. Il filo conduttore dell’intera stagione è capire perché Hannah Baker, voce narrante di tutte le puntate, abbia deciso di togliersi la Vita.
Da un punto di vista meramente cinematografico, non c’è nulla da sottolineare se non la conclamata bravura degli Stati Uniti nel realizzare prodotti incentrati sul mondo dell’adolescenza americana diviso tra cheerleader, giocatori di football, test di fine trimestre e chiacchiere all’armadietto in pieno stile Beverly Hills 90210. Anche la tematica trattata non è una vera novità in quanto in diverse serie, anche rivolte prettamente ad un pubblico teenager, si sono spesso dedicati interi episodi o sequenze al tema del suicidio in giovanissima età.
Ciò che in Tredici fa la differenza è il protagonismo assoluto del suicidio di Hannah, con un’intera sceneggiatura incentrata esclusivamente su questo accadimento.
Senza voler realizzare alcuno spoiler, possiamo intuire facilmente che buona parte delle difficoltà della vita di un adolescente sono dovute ai rapporti di competizione che si instaurano spesso tra coetanei, regolati, in casi estremi, da una sorta di legge del più forte in cui i più deboli si ritrovano vessati da crudeli gesti di bullismo. Hannah, nelle cassette che riesce a far recapitare a Clay, racconta proprio questo. Racconta il bullismo di cui è stata vittima per più di un anno svelandone dettagli, retroscena e delicatissimi risvolti psicologici. Sono proprio questi ultimi che toccano più profondamente il telespettatore, inducendolo spesso a premere il tasto pausa per poter metabolizzare le emozioni suscitate dalla narrazione.
Il forte impatto emotivo generato dalla visione di Tredici, è stato il principale motivo di dibattito tra esperti di psicologia e di educazione al punto di generare pareri totalmente contrastanti.
Sensibilizzazione o sponsor?
Se da un lato abbiamo avuto chi, a scopo educativo, proponeva la trasmissione di Tredici nelle scuole al fine di sensibilizzare i ragazzi sul bullismo; da un altro abbiamo avuto chi riteneva che la sua visione, per l’elemento di oscuro fascino racchiuso nei messaggi vocali registrati da Hannah, potesse favorire tra gli adolescenti più sensibili, gesti emulativi.
Io credo che la verità sia nel mezzo.
Tredici, fin dal principio, si sviluppa in un crescendo, con la vita di Hannah che inizialmente scorre serenamente tra il nuovo anno scolastico e la vita familiare. Più si va avanti, più tutto il tenore della serie si incupisce, vivendo insieme alla protagonista un’escalation di eventi tragici e inaspettati che inducono il suo equilibrio psicologico ad entrare in crisi. Non trovando in nessuno l’aiuto sperato, Hannah decide in fine per il gesto estremo.
Per comprendere Tredici a pieno, quindi, è necessario vederlo attentamente fino all’ultima puntata dedicando possibilmente ulteriore tempo ad altri dettagli e retroscena contenuti nello speciale di fine stagione.
Molti spettatori invece si sono limitati a leggere qualche recensione su Internet, a vedere le prime puntate e a concludere immediatamente che Hannah fosse solo una ragazzina infantile che, per qualche scherzo di cattivo gusto, ha deciso con leggerezza di togliersi la vita ritenendo per questo che il telefilm fosse diseducativo. Qualcun’altro, ancora, pur avendo guardato l’intera stagione, probabilmente non gli avrà dato la giusta attenzione poiché, così come hanno spiegato gli stessi sceneggiatori, al fine di far trasparire la vera tragicità di un suicidio, oltre a dare spazio a tutti i suoi motivi scatenanti, si è deciso di mostrare senza censure anche tutto ciò che accade durante il gesto estremo, dedicando, nell’ultima puntata, intere sequenze al momento in cui Hannah compie realmente ogni azione, mostrandone tutta la sofferenza fisica e mentale.
Altri momenti sono stati dedicati allo spettacolo raccapricciante che la morte auto-inflitta di un adolescente può generare con riprese struggenti di ciò e di cosa rimane dopo la perdita di conoscenza della vittima.
Sequenze terribili,poi, sono quelle in cui i genitori trovano il corpo della loro unica figlia, con la mamma, una formidabile Kate Walsh, che, dilaniata e al limite della pazzia, nel tempo a seguire appare totalmente stravolta dal dolore, in una lotta continua ed estenuante per comprendere cosa fosse scattato nella mente della figlia.
Per tutti questi motivi, no, non credo che Tredici possa davvero essere uno “sponsor” del suicidio tra gli adolescenti, credo però che Netflix abbia fatto benissimo a vietarne la visione ad un pubblico minore di 14 anni e che i genitori, venuti a conoscenza dell’esistenza di questa serie, piuttosto che vietarla, dovrebbero vederla con i propri ragazzi, cercando di rispondere ad ogni loro dubbio o perplessità e, se necessario, soffermarsi a spiegare passaggi e dettagli che all’occhio di un giovanissimo possono sfuggire, ma che la saggezza di un adulto non può far altro che approfondire.
Genitori, non sono una mamma e non voglio insegnarvi nulla, ma qualcosina di educazione la capisco e vi vorrei dare un piccolo input: nascondere ai vostri figli le brutture della vita non le farà sparire né vi garantirà che quando non ci sarete a proteggerli, loro non saranno costretti a fronteggiarle. So che non è facile, ma prima che sia qualcun’altro o qualcos’altro a farli scontrare con la realtà, con i tempi e i toni che ritenete voi più adeguati per i vostri figli, preparateli! Preparateli ad affrontare tutto! Educare non vuol dire proteggere dalla vita, ma addestrare alla vita in ogni sua sfaccettatura.
Il candidato perfetto per la realizzazione di progetti educativi
Per tutti questi motivi, conapevole che spesso i genitori si sentono impreparati ed impotenti nell’affrontare alcune tematiche (e problematiche), ritengo che Tredici sia il candidato perfetto per la realizzazione di progetti educativi scolastici che prevedano la visione guidata di ogni puntata, la supervisone di insegnati, educatori e psicologi, e l’incontro/scambio con le famiglie. Penso che da un percorso simile chiunque, adulti e ragazzi, ne uscirebbero profondamente cresciuti.
Infine, tornando ad un piano puramente tecnico, penso che a fini educativi, sensibilizzazione e completezza della narrazione, Tredici sia consigliabile limitatamente alla prima stagione. Purtroppo a scopo commerciale si è deciso di rinnovare altre stagioni, tuttavia, a mio parere, queste si discostano totalmente dal nobile spirito creatore iniziale.
A presto,
Giancarla.
AGGIORNAMENTO LUGLIO 2019: a seguito delle proteste per la crudezza della scena riferita morte di Hannah, Netflix ha deciso di tagliarla dall’episodio interessato.