L’altro giorno seguivo in TV un dibattito in cui si parlava degli Haters, ossia di coloro che, servendosi soprattutto dei nuovi media, tartassano un personaggio popolare piuttosto che una persona qualsiasi riempiendola di insulti ed offese con il chiaro intento di colpirla nel vivo e distruggerla emotivamente. Questo è un fenomeno tanto estremo quanto dilagante e complesso, eppure la mia attenzione è stata attirata dall’affermazione di una delle vittime, che diceva “alle persone dà fastidio la felicità altrui. Io comunicavo la mia felicità per un accadimento, postavo una foto e loro ancora di più mi attaccavano con i loro insulti”. Io credo che questa situazione sia vera: vedere gli altri felici può renderci tristi. E a volte è capitato anche a me.
Con mia grande sorpresa e perplessità poiché, magari, si trattava di notizie o eventi positivi riferite a persone che amo eppure, una piccola parte di me era un po’ dispiaciuta, quasi offesa, facendomi domandare se non fossi invidiosa o, come si suol dire, una grossa “rosicona” senza riuscire ad ammetterlo a me stessa.
È una cosa su cui ho riflettuto spesso perché in verità, anche se in pochi lo ammetterebbero, ho notato che questo stato d’animo colpisce anche altri, molti, portandoli a dire frasi apparentemente senza senso come “non è che non sono felice per lui, però.. boh..”
Io penso che la felicità altrui ci dia fastidio perché ci ricorda la nostra infelicità. Ci ricorda che quella serenità, quell’appagamento che riconosciamo nell’altro, noi, in questa fase della nostra vita, non lo proviamo e abbiamo ancora da lavorare prima di poterlo raggiungere.
Giungendo a questa conclusione, ho compreso come il provare questa sensazione di malessere, più che qualcosa da nascondere e superare al più presto, potesse essere uno sprone per trovare la mia di felicità.
Mi spiego meglio.
Quando mi trovo in una situazione simile, invece di tentare di distrarmi con stupidaggini che possano darmi una serenità momentanea, provo a domandarmi quale aspetto della mia vita non mi vada bene, perché non sia appagata al punto da non riuscire ad eguagliare la serenità altrui. E funziona!
Magari non risolvo subito il problema, ma già l’identificarlo mi dà un immediato sollievo, mi dà la chiave di volta per risollevare il mio stato d’animo. Mi dà una nuova carica per affrontare tutto e, ovviamente, apprezzare e condividere al meglio la felicità di chi mi è intorno.
Se tutti, all’occorrenza, riuscissimo a fermarci un attimo, a concederci anche pochi secondi e rispondere sinceramente a noi stessi alla domanda “che cosa non mi rende felice nella mia vita a tal punto da non poter essere felice neanche per la vita altrui?” innescheremmo un meccanismo di positività che potrebbe aiutarci a gestire tutte le emozioni paralizzanti che ci assalgono nel quotidiano. Prima fra tutte l’ansia (cosa potrebbe accadere davvero da spingermi ad essere così insicuro e spaventato?).
Signori e signore, benvenuti nel magnifico mondo dell’introspezione. A mio avviso unica vera strada della serenità umana.
A presto,
Giancarla.