L’appropriazione culturale non è solo etnica

Quello di appropriazione culturale è un concetto da tempo trattato a livello accademico, che ultimamente sta avendo ampia risonanza su Internet e social, grazie all’impegno di molti intellettuali.

L’appropriazione culturale nasce come oggetto di studio, in ambito universitario, negli Stati Uniti, ponendo l’attenzione sullo sbilanciamento di potere tra la cultura dominante bianca e quella delle minoranze, in special modo la cultura nativo americana.

Con questa espressione si fa riferimento all’utilizzo di alcuni tratti culturali della cultura di minoranza, da parte di quella di maggioranza, in modo snaturato e irrispettoso, a fini commerciali e consumistici, ridicolizzandoli.

Sfilata Victoria’s Secret 2012

A tal proposito, l’Oxford Dictionary definisce l’appropriazione culturale, come “l’adozione non riconosciuta o inappropriata dei costumi, delle pratiche, delle idee, ecc. di un popolo o di una società da parte di membri di un altro popolo o società tipicamente più dominante”. È ciò che avviene, per esempio, quando ad una festa in maschera indossiamo costumi tipici di una culturache non sia la nostra, con il solo scopo di acquisire un fascino esotico oppure scegliamo un’acconciatura, come le treccine afro, solo perché di moda.

All’origine dell’appropriazione culturale, dunque, non vi è il semplice riferimento ad un tratto culturale a noi non appartenente, ma l’ignoranza alla base del suo utilizzo.

Un appassionato di Giappone che legge di Giappone, ne studia la cultura e sogna un viaggio, pur rischiando di commettere errori nell’interpretarne i tratti culturali, non realizza appropriazione culturale, bensì intercultura poiché l’intenzione di fondo, nell’approcciarsi al mondo giapponese, è del tutto diversa e in buona fede: non vi è superficialità, anzi, vi è voglia di apprendere, di conoscere e trovare un punto di contatto con la propria cultura di partenza.

L’appropriazione culturale non è solo etnica

Con occhio più attento, però, riflettendo meglio sul concetto di cultura e sui fenomeni sociali che ci riguardano, si comprende come l’appropriazione culturale non abbia solo risvolti etnici, ma si possa riferire al concetto stesso di cultura a 360°.

IL VALORE DELLA CULTURA, LA CULTURA COME VALORE, TheEnvoy,eu

Edward Burnett Tylor, parlando di cultura, sostiene: Cultura o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualunque altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro di una società” (La cultura primitiva, 1871).

La cultura, nell’ambito antropologico, in cui nasce il suo concetto moderno, designa attività specificamente intellettuali, ma anche abitudini e capacità acquisite e trasmesse socialmente: vi è cultura ovunque esista o sia esistita una società umana con propri modi di vita.

Questa estensione del concetto di cultura riferito a tutte le manifestazioni dell’esistenza sociale e a qualsiasi gruppo umano, ha progressivamente aperto a visioni sempre più inclusive, come quella di Boas, che vuole la cultura come un complesso di “abiti” e “prodotti” materiali che non si trasmette per via genetica, ma che è oggetto di apprendimento. A queste, sono seguite tesi psicoanalitiche e sociologiche, che definiscono la cultura come le manifestazioni creative e i valori di ogni società, il progresso tecnico-scientifico (A. Weber), i sistemi simbolici che rendono possibile la socializzazione della personalità e che mediano l’inserimento dell’individuo nel gruppo (T. Parsons) e l’insieme concatenato di modi di pensare, sentire e agire (É. Durkheim).

Insomma, per farla breve: la cultura si può intendere come il prodotto dell’azione, della creatività e dell’interazione umana.

Photo by Javier Allegue Barros

Assunto questo concetto che, se ben compreso, può cambiare il modo in cui un individuo osserva e valuta la società, anche il conetto di appropriazione culturale si espande.

L’appropriazione culturale, dunque, non si applica solo alla dimensione etnica, ma a tutti quei valori, quegli usi, quelle tradizioni ed elementi caratterizzanti un gruppo sociale, che non ci appartengono, ma che scegliamo di rendere nostri pur non impegnandoci per conoscerne il valore ed il significato.

L’appropriazione culturale non è solo la modella di Victoria’s Secret in completino intimo e copricapo del Capo nativo americano, ma è anche la bandiera arcobaleno ostentata il 17 maggio, senza consapevolezza del suo significato e lotta accanto alla comunità LGBTQ+ in tutti gli altri mesi dell’anno. È appropriazione culturale definirsi femministe, ma criticare brutalmente altre donne che liberamente scelgono di indossare un velo. È appropriazione culturale condividere l’hashtag #blacklivesmatter e chiedere alla prima persona nera che si incontra, da quanto tempo sia in Italia.

È appropriazione culturale ogni volta che un’idea, una lotta, una tesi di un gruppo sociale lo si fa nostro, senza averlo compreso, interiorizzato e reso coerente con la propria vita.

Evitare l’appropriazione con informazione e rispetto: l’intercultura non è solo etnica

Questo non significa che sia necessario essere gay, per sostenere le lotte per i diritti civili, né essere donne alfa per essere femministe, o neri per lottare contro la discriminazione razziale, ma occorre essere consapevoli, informati e rispettosi.

Photo by Samantha Sophia

Come per l’appropriazione culturale in termini etnici, l’intercultura opposta all’appropriazione esiste ed è possibile. Occorrono però il solito impegno e studio necessari per sostenere con competenza tesi ed idee che si decide di appoggiare, ricordando che, per essere credibili, non si può prescindere dall’essere coerenti nelle proprie vite con quanto si sostiene.

È qui che si insinua il vero passaggio di stato tra appropriazione culturale e intercultura. L’appropriazione è superficialità, è l’attenzione di un attimo, è un interesse che si brucia subito, fine a sé stesso; l’intercultura risponde ad un bisogno di conoscenza, ad una voglia di interazione, è legata ad un interesse non egoistico, ma rivolto all’altro con cui vogliamo entrare in interazione. L’attenzione culturale è per la persona portatrice di quella cultura, non per l’esclusivo prodotto che scegliamo di rendere nostro, a nostro uso e consumo.

A presto,

Giancarla.

Fonti: alfemminile; Identità/alterità; Treccani.

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