Trama: Sandro ha 50 anni, è scapolo, lavora come bagnino e la sua più grande passione da sempre è la sua squadra di calcio del cuore, che sostiene da quando era giovanissimo facendo parte della tifoseria ultras. Non più un ragazzino, a seguito della morte di un giovane tifoso e del Daspo a suo carico, inizia a fare un bilancio delle proprie scelte di vita.
Anno: 2020 Paese: Italia
Titolo originale: Ultras Durata: 110min
Genere: drammatico Voto: 3,8/5
Desiderosa di qualcosa di diverso, su due piedi mi sono buttata su Ultras, il film sul mondo della tifoseria pesante del giovane regista napoletano Francesco Lettieri. E mi è piaciuto molto.
Le polemiche
Entusiasta della visione, ho cercato qualche info imbattendomi subito in alcune polemiche. La prima riferita alla morte di un tifoso del Napoli, e la seconda riferita agli Ultras, sempre del Napoli, che non si sentono rappresentati dal racconto che implicitamente si fa di loro nel film.
Personalmente non conosco le dinamiche concrete di nessuna delle due critiche perciò, se non citarle per dovere di cronaca, preferisco non affrontarle se non per dirvi di prendere il film per quello che è: un film.
Al di là della questione della morte del tifoso che credo si stia già affrontando in sede legale, tutto il resto vi invito a lasciarlo stare e a godervi semplicemente un bel film, ambientato in un contesto napoletano non per dare l’ennesima lettura aggressiva della città, ma perché lo stesso regista è di Napoli e, per ovvi motivi, gli sarà risultato più naturale ambientare il suo primo lungometraggio nella sua città d’origine.
Regia e recitazione
Se c’è una cosa che più di tutte mi ha fatto apprezzare questo film, è la regia. Regia e fotografia, con uno stile documentaristico, qui sono stupende.
Ho amato vedere i vicoli, i tramonti e gli scorci tipicamente meridionali. Mi ricordano le mie estati al Sud, e vederli risaltati dall’oggettiva abilità di Lettieri, mi ha emozionata molto.
Accanto ad un’ottima regia, vediamo una naturalezza degli attori sconcertante, non per niente i protagonsti sono attori già affermati come Aniello Arena e Antonia Struppo. Poi oh, io sono di parte, empatica e sentimentale come sono, amo la recitazione drammatica quando è ben fatta, gli sguardi intensi e tutto il pathos che si riesce a generare: datemi un’interprezione intensa è un 3,5 di partenza su questo blog non ve lo toglie nessuno, anche se la scenografia è di cartapesta.
Quindi ecco, mettete la bellezza di Napoli insieme alla bravura dei suoi attori e otterrete un paio di ore sicuramente interessanti.
Nonostante il titolo, i protagonisti non sono gli Ultras
Inoltre, al di là di ogni polemica, vi ricordo che l’ambiente è quello degli ultras, ma la storia raccontata è in verità quella di Sandro, che guarda con occhi più maturi al suo passato predisponendosi diversamente al suo futuro, desiderando di metter su famiglia e cercando di essere una sorta di figura paterna per un ragazzo figlio di una famiglia disastrata.
Sarebbe corretto, dunque, focalizzarsi non sulla violenza o meno degli ultras, che certo influenza la vita di Sandro, ma sul meccanismo umano di autoanalisi da lui portato avanti, misto all’inevitabile scontro generazionale che tutti viviamo due volte: quando siamo più giovani con gli adulti e quando siamo adulti con i più giovani.
Per questo vi dico di andare oltre le prime impressioni e di prendere il film solo per quello che è. Andate oltre e godetevi un bel film che nel complesso, sicuramente merita.
A presto,
Giancarla.