Ho un già diversi articoli in programma per le prossime settimane, alcuni già scritti, altri appuntati, altri ancora in mente.
L’articolo di questa settimana non doveva essere questo, probabilmente scalerà di un paio di settimane pur dovendo uscire in verità già domenica scorsa. Domenica scorsa invece non è uscito alcun articolo, e per un motivo ben preciso: ho vissuto un grave lutto. Non starò qui a parlarne perché penso che alcune cose, belle o brutte che siano, è giusto che rimangano nel privato di ogni famiglia, tuttavia, quanto accaduto e la reazione affettuosa di chi mi è vicino, mi hanno indotta ad una riflessione che quest’oggi vorrei condividere con voi.
Caratterialmente parlando, vengo identificata come una persona forte, affidabile ecc. Questo in parte penso sia vero, me lo riconosco, ma penso anche che oltre ad essere una propensione caratteriale, sia una mia forma di adattamento agli eventi oltre che una mia personale scelta di decidere di affrontare di petto le difficoltà della vita. E qui entriamo nel vivo di ciò che voglio dirvi oggi.
“Tante persone di fronte ai grandi problemi della vita crollano, perché tu no?”
Una domanda che spesso mi viene posta è all’incirca questa: “Come fai a reagire in modo così determinato?” e la mia risposta, a lungo meditata, è sempre più spesso: “Perché non dovrei?”.
So bene che spesso, umanamente parlando, viene spontaneo buttarsi giù, lasciarsi andare a tristezza, disperazione e trascuratezza. Io stessa in alcuni momenti della mia via mi sono lasciata andare, ma su me stessa e sulle persone che avevo intorno facendo le spese del mio malumore, ho capito che non serve a nulla, anzi.
Una volta che ci lasciamo andare riprendersi diventa sempre più difficile perché non solo il nostro problema principale non si risolve, ma diventa sempre più difficile risolverlo in quanto nelle nostre vite si scatena un effetto domino di negatività che generando ulteriori problemi secondari, ci annebbia la vista allontanandoci da ogni reale utile soluzione.
Il famoso lasciarsi andare, seppur comprensibile a livello empatico, ci affossa, aggiungendo malessere ad una situazione già spiacevole. Ricadendo a cascata sulle vite di chi ci ama (e vuole aiutarci), e spesso non c’entra nulla o non può nulla, non è raro che li si conduca ad allontanarsi perché dovendo portare avanti anche le loro di vite (imperfette tanto quanto la nostra), ad un certo punto possono sentirsi talmente sfiniti da essere costretti a richiederci spazio. E per quanto potremo arrabbiarci e fare gli isterici, avranno ragione da vendere.
Non vuol dire nascondere le proprie emozioni
Badate bene però, con quanto vi sto dicendo non intendo dire che ci si debba chiudere in sé stessi non facendo trapelare emozioni negative fingendo che tutto vada bene, intendo dire che le armi che possono salvarci sono la lungimiranza, ossia provare a fermarsi e domandarsi quali potranno essere le conseguenze di azioni e reazioni da noi messe in atto, e tentare di contrastare il nostro stesso egoismo, ossia la condizione mentale tipica di chi soffre: sembra che al mondo nessun’altro viva un momento difficile e per questo tutti debbano agevolarci e assecondarci.
Così facendo però, non solo non si ha l’aiuto che si desidera, ma ci si incattivisce innescando negli altri la domanda “ma nonostante tutte le difficoltà avute, come fa a non capire che anche Tizio sta male?” Risultando insensibili e particolarmente cattivi.
Vuol dire aprirsi agli altri per riaprire se stessi alla positività
Per questo motivo penso sia fondamentale che nei momenti difficili, più che mai, ognuno di noi debba avere ben chiari quali obiettivi vuole raggiungere, quali desideri vuole esaudire, e rimanga focalizzato su come realizzarli.
Così facendo non solo si dimostra maturità, ma soprattutto si spezza l’effetto domino di cui vi parlavo più su in grado di contaminare negativamente anche quegli aspetti della nostra vita che negativi non sono.
Se invece proviamo ad accogliere l’aiuto esterno focalizzandoci sui singoli aspetti delle nostre vite senza lasciarci sfuggire i dettagli più semplici e belli, lasceremo una porta aperta alla serenità permettendoci di trarre un sospiro di sollievo e generare nuove energie, fonti di soluzioni e possibilità.
Non è facile, ma non abbiamo alternative
Positività porta positività, anche nella peggiore delle situazioni. Negatività porta negatività, solitudine e ulteriore tristezza che ricadono solo ed esclusivamente su di noi. E se un minimo ci amiamo, dobbiamo imparare a prenderci cura di noi stessi evitando di metterci nelle condizioni di stare ancora peggio.
Carissimi, non sono qui ad elargire pillole di saggezza, a farvi sentire giudicati, inappropriati o fragili. È umano e per certi versi anche giusto dubitare di se stessi perché è l’unico modo per rivedere il proprio percorso e migliorarsi, accade anche a me. Il mio obiettivo non è la critica ma indurvi a riflessione.
In quel momento in cui, per mille motivi, vi dite “basta, non mi curo più/ non studio più/ non lavoro più/ non ci provo più perché tanto non ne vale la pena”, vorrei indurvi a reagire con forza per voi stessi e pensare “No! Perché non dovrei? Sai che c’è?! Mi curo il doppio, studio meglio, lavoro diversamente”.
La domanda che dovremmo porci come società non è “Come fa quella persona ad essere così combattiva?” ma “Perché tante persone non lo sono?”
Per questo motivo vi ammorbo con la sezione Resilienza e quando trovo storie interessanti di uomini e donne di tutto il mondo, ve le propongo, perché so che nonostante i mille filtri dei social, ognuno di noi ha mille pensieri seri per la testa, mille difficoltà più o meno gravi. Così, con quelle storie e con questo articolo, vorrei ricordarvi che non siete i soli e che non siete soli, e che se ce la fanno gli altri, persone spesso semplici e e comuni, potete e dovete imporvi di farcela anche voi.
Perché mi permetto di dirvi che dovete imporvi di farcela? Perché se non ce la fate per primi voi per voi stessi, non ce la farà nessuno, e ogni essere umano è talmente unico e prezioso che deve ricordarsi costantemente di avere cura di sé. Questo non è egoismo, è avere cura di sè, appunto.
A presto,
Giancarla.