Toy boy – stagione 1

Trama: Hugo, uno spogliarellista ventenne, pur dichiarandosi innocente, viene condannato a 15 anni di reclusione con l’accusa di aver brutalmente assassinato il marito della sua amante, una ricca donna di Marbella. Dopo 7 anni di carcere, un importante studio legale della città rappresentato da una giovane avvocatessa, si offre pro bono di prendere in carico il suo caso per scoprire finalmente la verità.

Anno: 2019   Paese: Spagna
Titolo originale: Toy boy
Episodi: 13   Durata: 70min
Genere: poliziesco, dramma   Voto: 3/5

Come accadde all’epica La casa de papel, prima flop su Antena 3, originaria emittente di entrambe le serie, Toy boy è diventato un successo su Netflix, aggiudicandosi da settimane la top 10 delle produzioni più viste in molti Paesi.

Perché non esiste la versione doppiata in italiano

Scoprendola tra le serie tv più viste, diverse persone del pubblico italiano sono rimaste stupite dal non trovare Toy boy doppiato, vedendosi “costrette” a guardarlo in spagnolo sottotitolato in italiano.

Anche se una versione ufficiale sembra non esserci, probabilmente il motivo è proprio che, avendo avuto la prima trasmissione in patria di Toy boy tutt’altro che successo, Netflix, senza ipotizzare che potesse veramente incuriosire il pubblico, ha preferito non spendere tempo e soldi nel doppiaggio. E invece, seppur preferisca vedere le serie con i dialoghi originali, penso proprio che presto Netflix tornerà sui suoi passi non solo doppiando, ma rinnovando anche la seconda stagione non prevista dopo il debutto disastroso su Antena 3.

Trash quanto basta

Non siamo ipocriti, in tanti hanno premuto play solo per i bei ragazzi mezzi nudi promessi dal trailer e, la prima mezz’ora soprattutto, volendo contestualizzare gli avvenimenti, non lascia molto all’immaginazione dando sfogo ad una buona dose di trash che, a tratti, qui e là, ricompare durante il susseguirsi delle puntate.

Anche la critica principale mossa in Spagna, ossia che il livello di recitazione in alcuni casi fosse davvero scarso, purtroppo, per quanto riguarda alcune interpretazioni, appare veramente poco convincente, tuttavia l’intreccio della trama è molto ben costruito e alla fine comunque si rimane vincolati all’episodio successivo.

Un bel intreccio poliziesco

In questa serie, a differenza di altre degli ultimi anni in cui, più che la trama principale, ad interessare sono le vite personali dei singoli personaggi, finalmente vediamo un bel racconto poliziesco, denso di colpi di scena, indizi da raccogliere e voglia di verità che sono il vero elemento trainante della serie. I fatti secondari, infatti, seppur interessanti, risultano molto scontati, primo fra tutti la storia della giovane ed ingenua avvocatessa che si innamora dell’aitante cliente spogliarellista. Insomma, nulla di nuovo in questo senso.

Andiamo più nel dettaglio

Come vi dicevo, è l’intreccio poliziesco che motiva la visione dell’intera serie che, una volta abituatici alla visione costante di gente che ancheggia seminuda, è ciò che ci appassiona fino all’ultimo episodio, scoprendo e dissolvendo misteri.

Fondamentale è il personaggio dell’ispettore Zapata, ben costruito e interpretato a mio avviso splendidamente da Pedro Casablanc: sarà un prezzemolino; così come il personaggio di Ivan, gestore del locale Inferno e grande amico di Hugo, e Maria Teresa Rojas, la fragile figlia di Benigna Rojas, tutti personaggi presentatici come secondari ma il cui apporto ai fini dello svolgersi degli eventi, risulterà molto rilevante.

Una nota di tenerezza in questa valle di promiscuità è il legame che si instaura tra Andrea e Jairo, incarnando la parte più limpida e pura di tutto Toy boy.

Il futuro rimane un mistero

Con un colpo di scena si chiude la 13° e ultima puntata lasciandoci intendere che potrebbe esserci un seguito, ma, nonostante l’improvvisa popolarità della serie, come vi dicevo, ancora nulla si sa riguardo ad un’ipotetica seconda stagione che, devo dire la verità, non mi dispiacerebbe affatto poter vedere.

A presto,

Giancarla.

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