Trama: In pieno Medioevo, la giovane Ade, assistendo la nonna levatrice durante il parto difficile di una nobildonna, percepisce inspiegabilmente che il bimbo è in pericolo di vita poco prima che questo venga a mancare. Dato l’allarme, invece che ascoltata, viene accusata di stregoneria. Nascosta dalla nonna che si consegna alle guardie al suo posto, Ade si rifugia nel cuore della foresta insieme al fratellino Valente.
Anno: 2020 Paese: Italia
Titolo originale: Luna nera Episodi: 6
Durata: 50-60min Genere: fantasy Voto: 3/5
Finalmente di nuovo qui per commentare una serie tv italiana! Sembra che Netflix abbia in progetto l’apertura di nuovi uffici in quel di Roma con l’intento di dare più spazio a nuove produzioni tutte italiane, sarà così? Speriamo! Noi intanto ci confrontiamo su Luna nera, l’ultima produzione Netflix made in Italy ispirata ai romanzi della serie Le città perdute di Tiziana Triana, che ha diviso nettamente il pubblico italiano.
La nuova pietra dello scandalo per il pubblico italiano di Netflix
Leggendo le opinioni online si nota una netta distinzione tra chi ha amato follemente questa serie e chi invece l’ha trovata “troppo italiana” arrivando addirittura a suggerire di vederla in inglese perché più credibile.
Se avete notato la mia valutazione, a me Luna nera non è dispiaciuta, anzi trovo esagerato, un po’ offensivo e molto ignorante il suggerimento di chi addirittura incoraggia a vederla in altre lingue.
Un’impostazione da attori drammatici tipicamente italiana
Ragazzi miei, che vi piaccia o no, non solo quegli attori sanno recitare (fanno testo filmografia e teatrografia), ma hanno una chiara impostazione teatrale. Quella stessa impostazione nata nei più antichi teatri del mondo (italiani, guardate il caso) che poi ha reso celebre il cinema italiano negli anni’40 e ’50 insegnando il mestiere niente poco di meno che anche ad Hollywood. Potrete non amare questo stile recitativo, ma tutto il cinema che amate oggi proviene in origine dal mondo teatrale e considerarlo antico è un po’ come considerare l’Opera musica “per vecchi”. Potrà non essere di vostro gradimento, ma non riconoscerne lo spessore culturale (e lo studio accademico) che lo sottende, è da ignoranti. Un esempio? L’ottima dizione degli attori anche se giovanissimi. Qualcuno deve ancora migliorare, ma il cast in toto dimostra una capacità attoriale drammatica che in altre serie tv italiane e non, di fin troppo successo, si sognano.
Toltomi questo sassolino dalla scarpa dato che proprio non ce la facevo più a leggere certe scempiaggini, analizziamo altri aspetti di questa nuova serie tv.
Ottima la fotografia, belli i costumi, ma gli effetti speciali sono da migliorare
Sembra che, al contrario, fotografia e costumi abbiano messo tutti d’accordo in quanto a bellezza e cura, così come il coraggio dimostrato dai produttori italiani nello sperimentare nel fanatsy, genere ancora poco sviluppato nel nostro Paese. Non abbiamo i mezzi degli USA nè le capacità di altri Paesi (vedi l’elevazione discutibile di Valente nell’ultimo episodio rispetto agli effetti speciali del tedesco Dark), ma ci stiamo provando e si spera di poter migliorare.
Ancora troppe falle nella trama
Ma la pecca più grande che in vista di un’ipotetica seconda stagione mi vede d’accordo con le critiche negative, sta nella trama che a tratti è troppo precipirosa e con qualche falla. Primo elemento fra tutti: l’amore tra Ade e Pietro. Capisco che da giovanissimi i colpi di fulrmine siano più frequenti e coinvolgenti, ancor di più secoli fa, ma in questo caso i due protagonisti sono passati – non si capisce bene come – dal non conoscersi minimamente all’amarsi pazzamente disposti a fare di tutto l’uno per l’altra. Mi sembra un po’ esagerato.
Lo stesso può dirsi per alcuni altri passaggi narrativi che perdono di ritmo alternandosi tra momenti eccessivamente lenti e momenti in cui non si comprende come si sia giunti ad un determinato sviluppo. Insomma, a livello di sceneggiatura c’è ancora molto da lavorare.
Il messaggio sociale
Ultimo elemento non trascurabile che fa sì che non si mossa ignorare Luna nera, è il messaggio sociale di fondo in essa contenuto. Parlando dì stregoneria, seppur in chiave fantasy, con annessa caccia le streghe – fenomeno sociale che vi ricordo aver attanagliato per decenni i secoli bui del Medioevo – coglie l’occasione per rimarcare il naturale diritto all’equità delle donne nei confronti degli uomini, celebrandone la forza, l’intelligenza ed immaginando un mondo utopico in cui la solidarietà femminile esiste per davvero.
A presto,
Giancarla.