Trama: basandosi sull’opera shakespeariana Enrico V, si tenta di raccontare il trono del giovane Re d’Inghilterra in grado, in pochi anni di regno, di ridisegnare la geografia politica europea.
Anno: 2019 Paese: Australia, USA
Titolo originale: The King Durata: 140min
Genere: storico Voto: 4/5
Uscito a dicembre 2019, Il Re sarà la prima recensione del 2020 poichè, sebbene rilasciato ormai l’anno scorso, ha destato tanto interesse da non poter essere ignorato. Nel 2020 insieme a lui, presto porterò anche Storia di un matrimonio, ma questa è un’altra recensione.
Il Re è stato certamente uno dei film di Netflix più attesi degli ultimi mesi per il suo cast, la trama e la produzione da Oscar.
Il re Enrico V in salsa Shakespeariana
Ripercorrendo l’opera Enrico V di Shakespeare, troviamo la promessa di Hollywood Timothée Chalamet nei panni di uno dei più giovani e significativi regnanti d’Inghilterra, in grado come pochi di gestire la diplomazia nel senso moderno del termine evitando per il suo e per gli altri popoli inutili carneficine.
In particolare ci viene raccontato il momento in cui Enrico, salito al trono i piena guerra dei Cent’anni, entra in contatto con Carlo V, il Delfino di Francia interpretato da Robert Pattinson. Vediamo allora un re poco più che ventenne che, seppur in origine scapestrato (così ce lo racconta Shaekespeare) ed in esperto, per amore del suo Paese deicide di mettersi in gioco sfidando giudizi e pregiudizi del nemico francese.
Timothée Chalamet: è nata una stella
Timothée Chalamet dicevamo essere una delle promesse di Hollywood e anche in questo film continua a contraddistinguersi per la naturalezza della sua interpretazione. Guardandolo, probabilmente anche per le sua giovinezza, non si può non rimanre colpiti dalla capacità empatica che è in grado di suscitare nel pubblico, soprattutto non proferendo verbo (come dimenticare il finale spezzacuore di Chiamami col tuo nome?!) ed anche qui è in grado di trasmetterci la lotta interiore che il giovane monarca deve aver vissuto tra il desiderio di libertà tipico di un teenager di qualsiasi epoca e il senso del dovere che improvvisamente irrompe nella sua vita all’improvvisa morte del padre.
Dicevamo che suo co-protagonista è l’ex-vampiro Robert Pattinson che egregiamente sta riuscendo a dismettere i panni del Freddo. Tuttavia in questo film, sebbene anche lui dimostri il suo talento, vive la posizione scomoda di dover essere l’antagonista del nuovo beniamino delle ragazzine, finenedo con il passare in secondo piano.
Il confronto con The Irishman
Uscito nello stesso periodo di The Irishman, il film soffre un po’ il confronto con l’inarrivabile colossal risultando per ovvie ragioni meno interessante, tuttavia, proprio perché il paragone è con un pezzo da 90, seppur a tratti abbia trovato Il Re un po’ noioso – magari farlo durare più di due ore con ritmi narrativi piuttosto lenti non era proprio necessario -, per via di quanto detto nei paragrafi precedenti, non posso non considerarlo un ottimo film storico contraddistinto da qualità e cura in ogni aspetto.
Interessante è anche il cammeo di Lily Rose Depp, la figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis che da qualche anno si sta affacciando al mondo dello spettacolo. Sebbene marchiata dal vizio di forma di essere “figlia di”, personalemente apprezzo le sue performance e i suoi lineamenti caratteristici.
Giovinezza e bravura sono la formula del successo
Tempo al tempo, se c’è qualcosa in cui Il Re batte ad occhi chiusi The Irishman è la propensione verso il futuro del suo cast con un evidente margine di miglioramento ancora colmabile: se Chalamet, Pattinson e Depp sono solo all’inizio della loro carriera e già bravissimi, De Niro&co. sono ormai al culmine (se non sul finire anagraficalmente parlando), e si sa che la giovinezza, unita al promettente talento e allo studio, non può che generare una triade vincente. Che sia di lezione alle nuove generazioni.
A presto,
Ginacarla.