Trama: Payton è all’ultimo anno di liceo. È figlio di una ricca famiglia ed è convinto che un giorno diventerà presidente degli Stati Uniti. Su questa base prende ogni decisione con l’idea di poter avere un giorno una storia da raccontare degna di un presidente degli Stati Uniti. Per il suo ultimo anno di liceo dunque, ha due obiettivi imprescindibili: entrare ad Harvard per merito (e non per raccomandazione) ed essere eletto Presidente del corpo studentesco.
Anno: 2019 Paese: USA Titolo originale: The Politician Episodi: 8
Durata: 40-60min Genere: commedia sentimentale Voto: 3,5/5
Su suggerimento di un’amica mi sono addentrata nel mondo di The Politician che, dalla carica pubblicitaria che l’ha preceduta, sembra essere una delle serie Netflix di punta per l’autunno 2019.
Personalmente devo dire che l’ho trovata piacevole, ben fatta, non scontata, molto intelligente e sottile ma non di certo una produzione imperdibile. I toni usati sono quelli un po’ paradossali e surreali che hanno contraddistinto anche Russian Doll, ma se quest’ultima l’ho trovata geniale attendendo con ansia la seconda stagione, lo stesso non posso dirlo per The Politician.
Qualcosa non quadra
Per quanto mi riguarda è mancato qualcosa in grado di agganciarmi davvero all’episodio successivo. Non so cosa in verità poiché preso singolarmente ogni dettaglio, questo originale Netflix è oggettivamente di ottimo livello. Eppure qualcosa non quadra.
Dicevamo che i toni sono un po’ surreali. Tutto avviene in una scuola elitaria dove il giovane Payton combatte per conquistarsi la carica di rappresentate degli studenti. Tutto però è raccontato con le dinamiche mature e paradossali tipiche della politica marcia del mondo degli adulti, con intrighi, colpi bassi e tradimenti tipici. Ed è proprio con questo escamotage narrativo, attraverso una dimensione alternativa del liceo in cui per avere il potere di decidere come organizzare la festa di fine anno si è disposti ad avvelenare l’avversario, che lo spettatore (adulto) si rende conto dell’assurdità di molti meccanismi politici quotidiani. Sorridendo certo, ma riflettendo e realizzando i giochi di potere di cui ognuno di noi spesso è solo una pedina inconsapevole.
In The Politician non manca nulla, ci sono buona comicità, lezioni di via, momenti di commozione e sequenze da musical. Il cast è obiettivamente impeccabile con nomi ridondanti del calibro di Gwineth Paltrow e lo stesso Ben Platt, nei panni di Payton, dimostra una grande bravura nel recitare, nel cantare e nel suonare il piano.
A livello tecnico tutto sembra perfettamente curato rimarcando ancora una volta la superiorità delle produzioni americane rispetto a molte altre nazioni: fotografia, recitazione, dialoghi, musica, tutto è ottimo e si capisce che non si è badato a spese, ma ripeto, qualcosa per me, da telespettatrice che non vede mai l’ora di farsi travolgere da una nuova serie tv, è mancato. Forse a livello emotivo. È come se non mi fossi riuscita ad affezionare a questa serie e ai suoi personaggi come è accaduto per altre produzioni tecnicamente meno perfette. Per essere più chiari, la sensazione che ho nei confronti di The Politician è paragonabile a come ci si sente quando si frequenta un potenziale partner che sulla carta si percepisce essere perfetto, ma che di fatto, di cuore non ci prende. Ecco, con The Politician a me è accaduto proprio questo!
Sperando che la nuova stagione sia migliore
Nonostante tutto sono contenta che sia stata rinnovata per una seconda stagione perché, anche se non la attenderò spasmodicamente, sono molto curiosa di scoprire lo sviluppo dei personaggi (ho adorato i personaggi di Infinity e sua nonna), e desiderosa di dare una seconda possibilità a una Serie oggettivamente meritevole che comunque vi consiglio e che penso di essere io a non essere stata in grado di apprezzarla. Anzi, vi invito a vederla e a farmi sapere la vostra opinione più che per altre Serie proprio perchè interessata ad avere un confronto in materia!
A presto,
Giancarla